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Banchieri divisi sulla patrimoniale

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Crescitae anche debito pubblico, con l'ipotesi di una imposta patrimoniale che continua ad aleggiare: al secco no del Premier, fanno seguito valutazioni meno tranchant, perché il taglio del debito pubblico è un obiettivo che può giustificare anche l'utilizzo di strumenti straordinari. La crescita è una priorità assoluta, anche rispetto a una eventuale patrimoniale per abbattere il debito pubblico, secondo l'ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Che chiede «di puntare a un livello di crescita superiore lo diciamo da anni. Servono azioni coerenti», afferma, puntualizzando che «la crescita è una priorità anche rispetto alla patrimoniale». L'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, chiede un impegno comune per invertire la rotta: «Siamo sicuramente interessati alla crescita. È il problema dell'Italia e ognuno deve fare la sua parte». Due i contributi che, sul fronte delle proposte di tassazione straordinaria si aggiungono dal mondo delle banche. Il presidente di Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini ha spiegato che: «Bisogna valutarne la forma tecnica ma è chiaro che uno sforzo straordinario sul debito va fatto». Guarda a una riforma fiscale complessiva il presidente di Assonime e di Bnl, Luigi Abete. La patrimoniale, chiarisce, «non deve essere un tabù» ma neanche una soluzione «una tantum, punitiva e ingiusta». L'imposta, argomenta il banchiere, «può essere utilizzata in modo equilibrato, come una fonte di gettito», come avviene in molti altri Paesi occidentali, nel quadro di una riforma fiscale «complessiva, che riequilibri le imposte dirette con quelle indirette», come prevede la proposta avanzata da Assonime. Intanto da Abi e Bankitalia arriva un impegno a sostenere imprese e famiglie. A questo fine hanno ieri rappresentato «l'esigenza di intervenire tempestivamente per armonizzare al contesto europeo taluni aspetti normativi che potrebbero favorire condizioni distese di accesso alla liquidità da parte delle banche italiane».

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