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Fiat rilancia in Cina

La Fiat 500 Convertibile

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L'accordo è stato firmato dal presidente della società cinese, Zhang Fangyou, e dall'amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, davanti al premier Berlusconi e al Capo di Stato cinese. L'incremento del mercato dell'auto coniugato alle problematiche del contenimento delle emissioni inquinanti, è un tema particolarmente sentito da Pechino che da tempo ha avviato una riflessione in questa direzione. L'accordo definito con la Fiat risponde proprio a questa strategia. Peraltro il gruppo torinese è già presente in Cina con 14 società totalmente controllate e nove joint venture. I modelli che saranno prodotti dal nuovo stabilimento a partire dalla seconda metà del 2011 avranno motori e cambi tecnologicamente avanzati e a basso impatto inquinante. Il primo modello sarà la Linea, berlina a tre volumi di segmento C. L'impianto produttivo realizzato da Fiat e Gac sarà situato nella città di Changsha e si estenderà su una superficie produttiva di oltre 700.000 metri quadri. L'investimento complessivo sarà pari ad oltre 400 milioni di euro. In una prima fase saranno prodotte 140.000 vetture e 220.000 motori all'anno, ma la capacità del sito potrà aumentare fino a 250.000 vetture e 300.000 motori. Non c'è solo l'auto negli accordi con Pechino. Tutta la galassia del Lingotto è interessata, da Powertrain a Ferrari e Maserati fino a Cnh con un busines complessivo di 225 milioni di dollari. I cinesi sono interessati a acquistare auto e accessori Ferrari e Maserati e motori per pickup, Suv e minivan. «È una tappa importante nel processo di internazionalizzazione della Fiat» ha commentato con soddisfazione il presidente del gruppo Luca di Montezemolo sottolineando l'importanza del mercato cinese per l'espansione dei prodotti italiani. Il China-day è cominciato con un pranzo offerto a Villa Madama da Berlusconi al presidente Hu Jintao interrotto da uno scambio di battute («Sono puntuale come un brianzolo» l'uno e l'altro: «E io sono puntuale come un cinese») per poi trasferirsi all'Hotel Hilton per il Forum economico e la firma degli accordi industriali. Berlusconi ha sottolineato di avere un'opinione diversa dal presidente cinese circa l'evoluzione della crisi. «Hu Jintao ritiene che siamo ancora in piena recessione ma io penso che il peggio sia passato» ha detto il premier alla platea degli imprenditori con in prima fila il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L'obiettivo è quello di entrare «nell'arco di tre anni tra i primi tre Paesi che hanno investimenti in Cina». Non solo investimenti italiani in Cina, quindi, ma attrazione di investimenti e turismo cinesi in Italia. Berlusconi ha poi sottolineato che «la presenza sui mercati orientali è un'opportunità per tirarci fuori dalla crisi». Oltre alla Fiat altri big hanno fatto da protagonisti. Le Generali hanno messo un piede nel mercato dei fondi pensione a contributo aziendale rilevando per 100 milioni di euro il 30% della società di gestione Guotai. Mediobanca ha definito un memorandum d'intesa con la China Development Bank che è il canale usato da Pechino a sostegno della crescita delle infrastrutture.

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