Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Fastweb non vuole essere una media company»

default_image

Archiviati gli accordi commerciali con Vodafone e Sky. La prossima tappa è il digitale terrestre

  • a
  • a
  • a

Che ora va avanti nel segno della convergenza tra fisso e mobile e fra televisione e telefonia. Un nuovo punto di partenza per la ex e.biscom che oltre a lavorare sulla rete ha tutte le carte in regola per garantire una offerta a livello di contenuti sempre più ricca e a prezzi scontati. Così l'amministratore delegato Stefano Parisi prosegue nella strategia di siglare accordi commerciali con i principali operatori.La prossima trappa si chiama digitale terrestre. Come si debbono leggere le due intese firmate con Vodafone e Sky? «Non è stato casuale annunciarle a distanza di una settimana. Dobbiamo estendere i contenuti e Sky voleva la banda larga». La fumata nera dopo l'incontro tra Murdoch e Tronchetti non ha accelerato i tempi? «No. Eravamo in trattativa già da maggio». Ora il prossimo passo sarà il digitale terrestre? «Assolutamente. A settembre è partita l'alta definizione (HD Ready, ndr) e vogliamo offrire un prodotto sempre più competitivo». Non temete l'ingresso di altri concorrenti? «No, anzi. Ci stimolerebbe. Credo sia meglio essere i secondi in un grande mercato che primi in uno limitato. Faremo accordi con chi opera sul digitale terrestre». Con tutti senza distinzione? «Si. In una sola video-station il cliente si ritroverà tutta l'offerta Sky, tutto il digitale terrestre, la possibilità di video registrare, telefono e fax. Tutto in uno». Oggi presenterete i conti. Qualche anticipazione? «Posso solo confermare il raggiungimento di un free cash flow positivo entro fine anno. Vogliamo dare soddisfazione agli azionisti dopo tanti investimenti sostenuti. Per la rete abbiamo speso 3 miliardi di euro». Pensate di diventare in prospettiva una media company? «No. Puntiamo ad accordi commerciali e a restare indipendenti». Erano circolate voci di possibili operazioni strardinarie sulla società. «Seguiremo la strategia dello stand alone. È vero che ci sono fondi che investono nella nostra società e ma in fin dei conti possiamo affermare che abbiamo un azionariato stabile». Ma il mercato su cui operate potrebbe far crescere certi appetiti. «L'importante è creare valore per gli azionisti e possiamo sfruttare la nostra posizione di mercato che ci consente di essere competitivi sia a livello di prodotto che di prezzo».

Dai blog