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«Mi avete lasciato solo», gelo fra Fazio e i banchieri

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Rientrano come consulenti i due dirigenti in pensione al centro di una bufera giudiziaria

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Il governatore Antonio Fazio non nasconde l'amarezza per quanto sta avvenendo alla Camera che potrebbe essere orientata ad avallare, all'interno del disegno di legge sul risparmio, il principio del mandato a termine per il numero uno di via Nazionale. Ieri era circolata la voce che durante un incontro riservato con i vertici dell'Abi, di pochi giorni fa, Fazio non avrebbe esistato ad esprimere tutta la sua delusione per essere stato «lasciato da solo» dagli istituti di credito che si sarebbero mostrati troppo «tiepidi» nel difendere l'autonomia e le funzioni della Banca d'Italia. Un'esortazione, quella del Governatore, che non avrebbe lasciato indifferente l'Abi, che starebbe preparando una serie di osservazioni sulla base degli orientamenti che stanno emergendo in Parlamento e che potranno essere formalizzate solo dopo un esame attento del disegno di legge. I vertici dell'Associazione Bancaria Italiana, però, hanno smentito l'incontro riservato: «Notizie prive di fondamento». Lo sfogo del Governatore, secondo alcune voci, sarebbe stato molto appassionato. Fazio avrebbe più volte rimarcato il ruolo svolto dalla Banca d'Italia nella difesa degli istituti di credito. Un'azione che, grazie alle fusioni e concentrazioni guidate da Via Nazionale, ha «reso il sistema più forte» permettendogli di affrontare e superare la crisi economica e finanziaria di questi ultimi anni. Le concentrazioni realizzate, ha spesso ricordato il Governatore, «non hanno ridotto l'offerta di credito, nè abbassato l'attenzione alle esigenze delle imprese minori». Anzi, «in una fase di rallentamento ciclico, nella quale si sono inseriti gli impulsi destabilizzanti derivanti dalla caduta dei prezzi azionari, dalle crisi di grandi imprese, dalle difficoltà dei Paesi emergenti, il sistema bancario italiano è tra quelli che hanno mostrato una maggiore capacità di tenuta». Sul tema è intervenuto ieri il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci: «È assurdo - ha detto -. Stiamo ancora a discutere del mandato del governatore di Banca Italia, che solo in Danimarca ormai è a vita». A suo avviso, «sono cadute le ragioni di garanzia che rendevano necessario il mandato permanente, oggi non c'è neanche più la lira, ma noi siamo ancora qui a discutere». Intanto, ieri il segretario generale della Falbi, Luigi Leone, ha reso noto che Bruno Bianchi e Vicenzo Catapano rientrano in Bankitalia come consulenti. «Bianchi e Catapano sono rientrati in istituto ed è stata data loro anche una stanza e una segretaria» ha detto Leone, che ha criticato la decisione: «In questo modo è stata aggirata la sentenza del giudice del lavoro e lo ritengo un atto scellerato per nulla condivisibile». Bianchi è stato a lungo capo della vigilanza di via Nazionale, mentre Catapano era responsabile dei servizi legali. I due dirigenti, insieme a Vincenzo Pontolillo, avevano raggiunto l'età pensionabile, ma in base ad una modifica del regolamento interno erano stati prorogati. Da qui è partita una vicenda legale, con una sentenza del Tribunale di Roma che ha bocciato la proroga.

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