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Sul bimestre pesano le spese per missioni di pace all'estero il rinnovo di alcuni contratti del pubblico impiego

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Tra gennaio e febbraio il fabbisogno è raddoppiato. In due mesi è stato accumulato un disavanzo di 11 miliardi contro un rosso di 5,4 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso. Il ministero dell'Economia fa sapere che il risultato negativo è dovuto al fatto che si sono accumulate una serie di spese una tantum quali il finanziamento delle missioni di pace all'estero, gli arretrati dovuti per il rinnovo del contratto di alcune categorie del pubblico impiego e i pagamentio dei debiti sanitari delle regioni dello scorso anno. Solo a febbraio il disavanzo del settore statale è stato di 8 miliardi di euro, il doppio rispetto a febbraio 2003 (4,414 miliardi). Ma i dati negativi non finiscono qui. L'Istat ha fatto la radiografia dei conti pubblici e dell'economia del 2003. Emerge che c'è stato un aumento della pressione fiscale e che la crescita del Paese è vicina allo zero. Inoltre il fardello del debito pubblico pesa per il 106% del pil. Per quanto riguarda il deficit gli obiettivi del governo sono stati centrati ma grazie ai condoni. Le sanatorie hanno determinato anche una crescita della pressione fiscale. Il ministero dell'Economia sostiene quindi che al netto dei condoni la pressione fiscale continua a diminuire. Ma vediamo il dettaglio. La crescita dello scorso anno, secondo l'Istat, è scesa allo 0,3% (+0,4% nel 2002), un passo che, anche se superiore rispetto a quello dei due principali partner euro Germania (-0,2%) e Francia (+0,2%), perde nettamente il confronto se paragonato con quello del Pil inglese (+2,3%) o americano (+3,1%). Rispetto alle attese e alle stime anticipate nel Programma di Stabilità, dunque, lo scorso anno si è verificato uno scostamento di due decimi di punto, che ha portato il valore del Pil (a prezzi costanti 1995) a 1.300.926 milioni di euro. Nel 2003 l'economia italiana è stata trainata praticamente solo dalle costruzioni e dai servizi, il cui valore aggiunto è aumentato rispettivamente del 2,5% e dello 0,7%, per il resto sia l'industria in senso stretto sia l'agricoltura hanno segnato il passo (-0,1% e -5,6%). Il debito continua ad essere molto elevato, al 106,2% del pil a quota 1.381.574 milioni ma in diminuzione rispetto al passato. La riduzione è di 1,8 punti rispetto al 108% registrato nel 2002. Migliore delle previsioni è stato invece il rapporto tra deficit e Pil: si è fermato al 2,4%, contro il 2,5% stimato dal governo, ma peggiora se confrontato al 2,3% dell'anno precedente. Ancora molto elevato anche il livello dell'avanzo primario (cioè indebitamento netto esclusa la spesa per interessi), che è il valore che, insieme agli incassi delle privatizzazioni, consente di abbattere il debito. Si è progressivamente ridotto, dal 3,9% del 2001, al 3,5% del 2002 fino al 2,9% dello scorso anno, ma va «migliorato» per ammissione stessa del Tesoro. In aumento la pressione fiscale, spinta dagli incassi dei condoni. Il Tesoro afferma che al netto delle sanatorie, il peso dei tributi «continua a scendere» perchè il gettito dei condoni «non costituisce incremento della pressione fiscale sul 2003, ma recupero sugli anni precedenti». Il dato Istat rileva comunque che la pressione fiscale complessiva è cresciuta di 0,9 punti percentuali rispetto al 2002, passando dal 41,9 al 42,8% del Pil. L'impatto di condoni e sanatorie vale per quasi 20 miliardi di euro: 600 milioni sono infatti da ascrivere alle imposte sullo scudo fiscale (il rimpatrio dei capitali) e addirittura 19,3 miliardi arrivano dagli altri condoni. Numeri che hanno fatto più che triplicare (+338,6%) le entrate in conto capitale a 64,2 miliardi di euro.

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