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di GIANCARLO JALENTI «SARÀ un mese di lavoro intenso, ma faremo di tutto per il buon esito del confronto».

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Accordo che prelude a un'altra tornata di trattative concentrata a gennaio, con il vantaggio di fermare nell'immediato le proteste dei lavoratori, anche quelle spontanee almeno nelle intenzioni del governo. Ma intanto, ieri i sindacati hanno confermato lo sciopero nazionale del 19 gennaio. Al lavoro da subito e a ritmo serrato, «perché abbiamo tempo fino a gennaio», ha detto Lunardi, indicando nei giorni subito dopo l'Epifania, il 7, l'8, il 9 gennaio, l'avvio del tavolo, «che dovrò seguire personalmente, con i miei più stretti collaboratori» ha puntualizzato. L'8 gennaio è fissato il cda della compagnia per ratificare il congelamento del piano degli esuberi e lo sblocco dell'adeguamento all'inflazione. Il tavolo ministeriale ha quindi un mese di tempo per costruire un accordo conclusivo, «faremo di tutto per un esito positivo», prima della verifica a Palazzo Chigi. Intanto, l'accordo raggiunto l'altra notte a Palazzo Chigi, è stato definito dal responsabile delle Infrastrutture, a margine di una conferenza stampa, «un atto di responsabilità da parte del sindacato e del governo, un bell'esempio da seguire anche per il futuro». «Il fatto che si è trovata la maniera di dialogare - ha detto - rappresenta un buon presupposto. Su Alitalia non si può più scherzare, rappresenta un problema delicatissimo per 22 mila persone. Non si può più vivere di rendita come è avvenuto in passato». Riguardo alla cassa integrazione, «è tra gli ammortizzatori che saranno concessi. Non sono io che mi occupo di questo aspetto, tocca al ministero del Lavoro, ma c'è un'apertura in questo senso per tutti gli impiegati tranne i piloti; e anche questo è un atto di buona volontà» ha detto ancora il ministro, che ha detto sì ai possibili prepensionamenti. Riguardo alla replica delle proteste dei dipendenti, il ministro ha fatto appello al senso di responsabilità del sindacato: «i sindacati sanno che siamo pronti a sederci a un tavolo e a discutere di un piano industriale per cercare una soluzione, spero che invitino i loro adepti almeno ad avere pazienza fin tanto che questa soluzione non sarà trovata». Ma i sindacati in una nota unitaria hanno confermato lo sciopero nazionale del 19 gennaio. Pur ritenendo soddisfacente l'accordo di questa notte Palazzo Chigi, tutte le sigle, esclusa l'Anpac, che ieri hanno firmato l'accordo, hanno annunciato anche l'intenzione di arrivare ad una nuova riformulazione del piano industriale anche nelle parti non strettamente legate alle questioni occupazionali. Caduta la pregiudiziale aziendale di immodificabilità del piano industriale, i sindacati spingono sulla vittoria politica strappata nella notte nel corso di una trattativa complessa che a più riprese ha sfiorato la rottura. Sull'esito dell'ulteriore tornata di trattative, «molto dipenderà dall'atteggiamento che terrà l'azienda - dice Guido Moretti, segretario nazionale Uilt - se sarà lo stesso di palazzo Chigi, un'intesa sarà improbabile». L'accordo-tregua non ha comunque smorzato le polemiche seguite al giorno nero di Malpensa, atterrata dalla neve, riaccendendo le micce dell'eterno duello tra Fiumicino e lo scalo della brughiera. «Il fatto che Roma continui ad essere la base operativa di Alitalia è inaccettabile» ha detto Roberto Formigoni, presidente della Lombardia. «Formigoni ha avuto l'occasione per discutere con Alitalia. Al tavolo della trattativa a Palazzo Chigi c'era una sedia anche per lui, ma è rimasta vuota» gli ha risposto il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace. L'accordo di Palazzo Chigi ha fatto bene al titolo, tonificato in una seduta che lo ha visto guadagnare in mattinata il 3,08% a 0,271 euro, per chiudere a 0,268 (+1,78%).

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