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CAUTAMENTE ottimista il governo, preoccupata Confindustria, irritati i sindacati.

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Pareri contrastanti su come uscire dalla situazione, ma tutti concordi che la situazione economica italiana non è certo buona. L'Istat dice che il dato sul Pil deve essere confermato ma certo l'obiettivo del governo di una crescita a +0,8% entro il 2003 appare assai lontano. Il viceministro dell'economia Mario Baldassarri non nasconde preoccupazione: «Che siamo in una situazione difficile lo sapevamo, c'è da pensare a come costruire una strategia di rilancio dello sviluppo. I dati erano già stati anticipati dall'indice della produzione di energia elettrica e dalla produzione industriale». Per questo Baldassari punta tutto sulla prossima finanziaria attraverso la quale adottare provvedimenti di riforma e non solo "come mera spinta congiunturale". Condivide l'opinione del viceministro, Giuseppe Vegas, sottosegretario all'Economia. "La ripresa si fa attendere però ci sono segnali dagli Usa e dalla Bce che indicano che probabilmente abbiamo toccato il fondo: a questo punto ci sara' una inversione del ciclo e quindi stiamo per ripartire". Il cauto ottimismo di Vegas si riferisce all'andamento dell'economia nella seconda parte dell'anno. E lancia un invito: "Bisogna tenere i nervi saldi". Di stagnazione aveva parlato in un'audizione il Governatore di Bankitalia Fazio. Vanno all'attacco i sindacati. "Come volevasi dimostrare l'assenza di una politica economica corretta, effettivamente anticiclica e l'assenza di qualsiasi idea di politica industriale, nel quadro del ciclo negativo internazionale, continuano a produrre effetti negativi sull'andamento dell'economia". Questo il commento del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani che propone di «cambiare radicalmente rotta, ripartendo dai contenuti dell'accordo fra sindacati e Confindustria, cioé da una politica che incentivi gli investimenti nel campo della formazione, delle infrastrutture, dell'innovazione tecnologica con particolare attenzione per il Mezzogiorno». «La questione economica deve tornare al centro del dibattito», dice Savino Pezzotta della Cisl. "Che si chiami recessione tecnica o stagnazione era dal 1992 che non si avevano due trimestri consecutivi con il segno negativo, e questo non può che confermare e rafforzare la nostra preoccupazione".

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