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"LA LEGGE delega sulle pensioni presentata in parlamentato andrà avanti''.

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Brambilla, che ha partecipato ieri sera a Torino a un convegno di Inarcassa, ha aggiunto che il governo punta molto sulla legge delega e vi sta apportando delle migliorie. Ma soprattutto, il sottosegretario al Welfare ha chiarito che "le pensioni non entreranno nel Dpef, anche per rispetto delle parti sociali e del Parlamento". Mentre, sulla possibilità di inserire disincentivi contro l' anticipo dell' età pensionabile ha sostenuto che l'esecutivo non ha intenzione di ripetere lo stesso errore, che aveva già provocato, nel '94, una crisi di governo. I sindacati, dal canto loro, sono pronti a scendere sul piede di guerra se i ritardi della legge delega dovessero protrarsi ancora per molto. Di vera e propria «sindrome delle pensioni» ha parlato il leader della Cisl .Savino Pezzotta, rivolto al ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha annunciato una finanziaria di sacrifici, ha avvertito di non toccare la spesa sociale. Se forse è eccessivo parlare di sindrome, di fatto in Italia «il problema pensioni esiste», come ha detto il ministro dell'Industria Antonio Marzano che, comunque, non ha voluto dare indicazioni sull'ipotesi che interventi sul sistema previdenziale siano previsti già nel Dpef. Se da un lato l'Ocse ha sollecitato, di recente, un intervento riformista in materia di pensioni, la Commissione europea è "pronta ad accollarsi, se i singoli Stati lo chiederanno" la responsabilità della riforma della previdenza. Lo ha detto il commissario europeo per la concorrenza Mario Monti, intervenendo ad un convegno al Cnel. "In Italia ed in altri Paesi si sta facendo avanti l'ipotesi di europeizzare il sistema previdenziale - ha spiegato Monti - qualcuno la chiama Maastricht, altri una Lisbona delle pensioni". Il commissario ha precisato che se Bruxelles dovesse accollarsi questa responsabilità, potrebbe essere un modo ìper aiutare i singoli Stati a fare quello che era necessario ed urgente già 10 anni fa. La Commissione - ha sottolineato - è pronta a intervenire se i singoli Stati lo chiederanno: è un gioco che fa parte della costruzione europea". Vero è che se Bruxelles scendesse in campo su una materia così delicata, il suo rapporto con i cittadini rischierebbe di deteriorarsi. Ma Monti non sembra troppo preoccupato di questo aspetto: ìLa Commissione - ha concluso - è abituata a non godere di una buona reputazione nell'opinione pubblica".

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