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La Sicilia sui sette colli

Sergio Mattarella

Pietrangelo Buttafuoco
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Sergio Mattarella ha fatto il Grand Tour di Sicilia. E buon per lui che non ha avuto bisogno di andarci davvero. Il Capo dello Stato – siciliano – se n'è tornato a casa senza gettare denari. Gli è bastato vederla vivida e gloriosa in un comodo tragitto: tra Palazzo Sciarra e Palazzo Cipolla, a Roma, accompagnandosi a un altro siciliano, il regale Emmanuele Emanuele che in quei due palazzi – da presidente delle Fondazioni Roma e Terzo Pilastro – ha realizzato “Sicilia, il Grand Tour”. Una mostra (fino al 22 luglio) con 400 acquarelli di Fabrice Moireau, note di Lorenzo Matassa, in un viaggio che – a farlo davvero – è però un miraggio. Costa meno andare a Honolulu che a Canicattì. A differenza della Sardegna, la Sicilia non beneficia di agevolazioni, anzi: sempre e solo maggiorazioni. Specialmente con l'estate in arrivo. Questa metafora del Grand Tour cade, dunque, a proposito. Ai tempi di Goethe funzionava – era il romanzo di formazione del mondo, la Sicilia – e si arrivava da dappertutto per il Grand Tour, perché non c'erano le compagnie aeree con le loro tariffe da cravattari. E, soprattutto, non c'erano i politici siciliani, bravi solo a piegare le corna e a metterle sotto “le ali” (altrui).

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