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Il circo sta morendo, vive solo grazie alla solidarietà popolare

Il festival del circo di Montecarlo

Quarantasette aziende ferme in 15 regioni da due mesi senza alcuna certezza sulla ripartenza

Francesco Puglisi
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Il grido di dolore di 47 circhi italiani e di 15 arene acrobatiche da due mesi costrette allo stop forzato e all'orizzonte non si prevede una ripartenza immediata. Il Corona Virus sta mettendo a dura prova lo spettacolo viaggiante, dai Togni agli Orfei, dagli Zoppis ai Canestrelli, dai Casartelli ai Martini e tutte le altre dinastie, per la prima volta hanno dovuto fare a meno di accendere i riflettori e scendere in pista per affascinare, conquistare, intrattenere grandi e piccoli con le loro rappresentazioni. E nonostante i circensi siano abituati a fare i salti mortali questa volta hanno dovuto alzare le mani e interrompere il loro viaggio e le loro tournée. «Siamo in attesa di capire come sarà il futuro del nostro settore - spiega Antonio Buccioni presidente dell'Ente Nazionale Circhi - il nostro piano è stato dapprima quello di pensare all'approvvigionamento di uomini e animali e e poi di avere una certezza dai comuni di far sì che le varie compagnie potessero rimanere nelle aree dove attualmente si trovano in attesa dell'eventuale ripartenza». Intanto però il circo italiano ha potuto contare su un grande abbraccio popolare che mai prima d'ora si pensava: quello delle tante città dove erano ospitati. «Non ci aspettavamo tutto quest affetto immediato - aggiunge Buccioni - i cittadini si sono mobilitati e hanno cercato di portare sostegni veri a tutti i componenti del circo. Grande protagonista la Migrantes e la Caritas che da subito hanno organizzato raccolte di alimenti per tutta le comunità. Abbiamo accolto la mano tesa dalla Coldiretti che attraverso il suo presidente Ettore Pandini ha organizzato in tutta Italia una catena di distribuzione di prodotti a sostegno soprattutto degli animali. Senza dimenticare il prezioso intervento della Protezione Civile di Roma che attraverso Marco Leonardi si è attivata ovunque». Dunque il circo forte di questo abbraccio popolare in attesa di ripartire aspetta un itervento del governo, che possa dargli la forza di alzarsi in piedi. Lo spettacolo viaggiante dal vivo si sa non può stare molto tempo fermo, i costi quotidiani senza gli introiti non si possono coprire. «Stiamo cercando il supporto del governo che ci garantisca l'immediata erogazione del Fus - conclude Buccioni - e un contributo extra Fus per quelle aziende ferme che non rientrano nel primo caso».  Per approfondire leggi anche: Il circo punta a diventare bene Unesco In tutta Europa (dove tra l'altro le stagioni vanno da marzo a novembre) va segnalato che i vari stati sono intervenuti con forti sostegni economici in soccorso dei grandi complessi che hanno dovuto sospendere o cancellare i loro tour con forti contributi per la sopravvivenza di animali artisti e personale. Ci auguriamo che anche nel nostro paese non si lasci morire una delle arti più antiche del mondo.

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