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Fabio Fazio, costi monstre per Che tempo che fa. Bufera Rai

Undici milioni alla società che realizza il programma

Davide Di Santo
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È ancora bufera su Fabio Fazio e la sua trasmissione Che tempo che fa. Il leader della Lega Matteo Salvini parla di "compagni milionari" e il motivo è contenuto in un articolo del Sole 24 Ore. "Rivela che l'Officina, la società di Fabio Fazio creata per produrre la sua trasmissione Rai 'Che tempo che fa', in un anno ha triplicato il fatturato, arrivando a 11,05 milioni di ricavi (da 3,83 milioni, ndr). Si tratta di soldi che arrivano interamente dall'appalto della Rai, unico cliente della Srl. Speriamo che le rivelazioni di un autorevole quotidiano economico come il Sole riescano a trasmettere urgenza alla Corte dei Conti, presso la quale è depositato da oltre due anni il mio esposto, presentato a giugno 2017 e sul quale a maggio 2019 l'ufficio stampa della Corte dichiarò che le indagini erano ancora in corso", scrive su Facebook il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. Per approfondire leggi anche: Foa asfalta Fazio: guadagna troppo "In gioco ci sono i soldi dei cittadini. Mi auguro che la magistratura contabile - è l'auspicio del parlamentare - possa fare luce al più presto sulla sussistenza o meno del danno erariale, visto che la società fu creata appositamente al momento del rinnovo del contratto multimilionario e l'appalto fu posto come condizione per la firma, stando a quanto dichiarato agli organi di informazione". "Il problema dei costi è uno dei capitoli noti di Fazio: presenterò un'interrogazione in Vigilanza. Bisognerà discutere per capire come questa crescita di cifre si rifletta sui costi della Rai, quindi occorre un'analisi dettagliata. Non da oggi sono tra coloro che hanno espresso storicamente perplessità su Fazio, sui suoi costi, sui privilegi di cui ha goduto in Rai occupando spazi prelibati di Rai1 ma affondando negli ascolti", ha detto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, commissario della Vigilanza Rai.

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