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Italian Trek, il tricolore nello spazio

Gli astronauti italiani Vittori e Nespoli

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«Nelle missioni spaziali siamo il terzo Paese contributore, metà dei moduli della Base Spaziale è stato realizzato grazie al lavoro della nostra industria, siamo in primo piano con le missioni Pmm e Columbus: Spazio Italia è una realtà»: l'astronauta Roberto Vittori traccia un quadro estremamente positivo dell'attività italiana nello spazio: il 2011 è un anno esaltante. Gli astronauti italiani dell'Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli e Roberto Vittori, ieri pomeriggio, erano a Roma dopo essere stati ricevuti, in mattinata, insieme ai compagni di equipaggio della Nasa, da Benedetto XVI, nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Con Nespoli e Vittori c'erano anche molti dei loro colleghi americani, come Carherine Coleman, la simpatica astronauta che in assenza di gravità tiene i capelli sciolti con un effetto... da leonessa, e poi Mark e Scott Kelly, il pilota Gregory Johnson, Edward Finke ed Andrew Feustel. Presenti all'incontro, oltre agli astronauti e al presidente dell'agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, il direttore generale dell'Esa, Jean-Jacques Dordain, il generale di Divisione aerea Carlo Magrassi, dell'Aeronautica Militare italiana, il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Roberto Petronzio. A quattro mesi dal loro rientro a Terra dopo le missioni MagIsstra e Dama, durante le quali sono stati condotti importanti esperimenti sulle condizioni di vita nello spazio e sui raggi cosmici, Nespoli e Vittori guardano al futuro. I loro programmi personali sono ancora de definire, ma non ci sono dubbi sul fatto che l'Italia ha un grande passato, un solido presente e un luminoso futuro nei viaggi spaziali. Crisi, dubbi e malumori a parte (che comunque ci sono, a livello internazionale) il nostro Paese dovrà continuare a giocare un ruolo importante, nonostante le difficoltà di questo momento di transizione: lo Shuttle è andato in pensione e non ci sono nuovi vettori pronti ad entrare in esercizio. In pratica, al momento, per superare l'atmosfera è necessario affidarsi alla gloriosa navicella Soyuz. Oggi poi Roberto Vittori e Gregory Johnson, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, riconsegneranno a Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, la pietra che presero il 4 ottobre dello scorso anno dalle macerie della Casa dello Studente e che hanno portato con loro nello spazio, in occasione delle missioni Shuttle STS-134 e MagISStra. Roberto Vittori, pilota collaudatore e colonnello dell'Aeronautica Militare Italiana, ritiene che il futuro nello spazio sia molto «vicino»: «Si continua a parlare di Luna e Marte, ma non credo che sia questo il futuro dietro l'angolo. Quello che c'è e a cui bisogna prepararsi è l'aerospazio». In molti infatti ritengono che l'obiettivo sia la conquista della fascia che si estende fino a 100-120 chilometri dalla Terra, puntando così sul trasporto spaziale del futuro. L'incontro organizzato ieri a Roma, nella sede dell'Asi, è stata anche l'occasione per presentare il libro dedicato allo spazio italiano e in particolare alla missione di Vittori: «Sts-134 Endeavour. L'azzurro oltre il cielo», di Paolo D'Angelo e Giorgio Di Bernardo, Edizioni Rivista Aeronautica.

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