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Dionne Warwick, L'"anima nera" cha spazia dal pop al gospel

Dionne Warwick

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Il Narni Black Festival, dopo Solomon Burke, avrà l'onore di ospitare stasera a Piazza dei Priori un'altra leggenda della musica nera come Dionne Warwick, che si esibirà dopo Toni Green. La cantante americana è stata l'interprete che ha portato al successo brani indimenticabili come «What the world needs now», «I'll never fall in love again», «Alfie», «I say a little prayer», «Walk on by» e «That's what friends are for». Tutte canzoni che hanno accompagnato tre generazioni di ascoltatori e che sono entrate di diritto nella storia della canzone contemporanea, tanto da essere puntualmente riproposte come cover anche dalle nuove «leve» della musica nera. La Warwick è stata una delle prime cantanti a superare gli angusti steccati di genere, passando con disinvoltura, nel corso di quasi cinquant'anni di carriera, dal pop al jazz, dal soul fino al gospel. La sua voce non è forse potente e calda come alcune sue storiche «rivali», ma la pulizia e l'eleganza delle sue interpretazioni è difficilmente eguagliabile. Figlia d'arte di Mansel Warwick e Lee Drinkard, ha cominciato cantando gospel insieme alla sua famiglia, iniziando poi la carriera come professionista solo dopo aver conseguito la laurea all'Università di Hartford. Sulla copertina del suo primo primo singolo , «Don't make me over» del 1963, il suo cognome fu riportato in maniera erronea, tanto che da quel momento «Warwick» è diventato il suo nome d'arte. Il pezzo ebbe un buon riscontro, come il successivo «Anyone who had a heart» del 1964, ma fu la celebre «Walk on by» a consacrare la cantante al successo mondiale. Inizia in quel periodo il sodalizio con il compositore Burt Bacharach e con il paroliere Hal David, che hanno dato vita a un trio che per oltre dieci anni ha dominato le classifiche di mezzo mondo. La splendida «Message to Michael» ebbe un notevole successo in Gran Bretagna nella seconda metà degli anni '60 mentre il disco «Here where there is love» sbancò le classifiche dei 33 giri, grazie soprattutto al trascinante singolo «I Say a Little Prayer» Dopo perle come «What the world needs now», «Alfie», «I'll never fall in love again», solo per citarne alcune, nel 1973 il duo Burt Bacharach- Hal David si sciolse in seguito all'insuccesso del film «Orizzonte perduto», di cui aveva curato la colonna sonora. Di colpo la Warwick si ritrovò senza il compositore e il paroliere che ne hanno lanciato la carriera , tuttavia anche negli anni ‘70, sebbene in misura minore rispetto al decennio precedente, non mancano i successi come «Then came you» assieme agli Spinners e «I'll never love this way again», prodotto da Barry Manilow. Nel 1982 collabora con Barry Gibb dei Bee Gees nel felice duetto di «Heartbreaker». Nel 1985 partecipa alla registrazione di «We are the world» con gli Usa for Africa, un supergruppo di quarantacinque cantanti formato, tra gli altri, da Michael Jackson, Bruce Springsteen, Stevie Wonder e Lionel Ritchie. Nel 1986 la cantante è alla guida di un progetto benefico per la Fondazione Americana per la Ricerca sull'AIDS e canta «That's what friends are for» insieme a Gladys Knight, Elton John e Stevie Wonder, vincendo così il suo quinto Grammy Award (i precedenti le erano stati assegnati alla fine degli anni ‘60). Recentemente la Warwick ha dichiarato di essere al lavoro con un brano inedito, dedicato alla memoria di Michael Jackson. A far notizia sono i nomi dei personaggi che affiancheranno la cantante: tre superstar come Madonna, Stevie Wonder e Whitney Houston, che è anche sua cugina da parte materna.

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