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«La Storia e la visione», percorso a passo di danza

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Oggi tutto il cammino dell'Accademia, da allora ubicata all'Aventino sulle rovine di un complesso termale del secolo III dopo Cristo, è in un libro: «La Storia e la visione» edito da Gangemi e curato da Andrea Porcheddu. Stracarico di bellissime immagini dei fotografi Savio, Bonomo, Caccamo, Tauro, Falsini e non solo, il volume ricorda che la storica scuola, dapprima dépendence dell'Accademia d'Arte Drammatica, per volontà di Jia Ruskaja aveva escluso la componente maschile, ammessa solo nel 1973. Poi, sotto la direzione della Penzi e di Lia Calizza, l'istituto vide un susseguirsi di aggiornamenti didattici e riforme, che dall'ingresso come direttrice dell'allora prima ballerina del Teatro dell'Opera Margherita Parrilla, nel 1996, hanno preso un corso vertiginoso, sì che l'Accademia Nazionale di Danza è ora equiparata agli istituti universitari. La Parrilla sembra aver ereditato dalla Ruskaja l'energia, la volitività, l'apertura: da pochi mesi ella è giunta ad insignire Pina Bausch della direzione onoraria dell'Accademia. Tra gli storici e i critici di danza (ma anche Albertazzi, la Maraini, il pittore Perilli, il compositore Battistelli) che hanno scritto saggi su questo libro, Leonetta Bentivoglio si è occupata della Bausch, Flavia Pappacena della Ruskaja, il grande storico Alberto Testa degli artisti-docenti in Accademia, Claudia Celi del Liceo Coreutico, Lia Calizza della tecnica accademica, gloria dell'istituto: né mancano interventi degli ultimi allievi già star della danza, Petra Conti, Yang Xe, Illya Kun. Purtroppo l'Accademia Nazionale resta l'unica scuola pubblica di danza in Italia e c'è posto per pochi: gli altri, a parte le scuole degli enti lirici, debbono contentarsi del costoso settore privato.

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