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Un giallo da premio Nobel

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Da quel testo teatrale, nel 1972, Joseph Mankievicz aveva tratto un film intitolato, nella versione originale, "Sleuth" e in quella italiana "Gli insospettabili". Solo in apparenza, però, il film di oggi è un rifacimento di quello perché Pinter, pur rispettandone lo schema fedelmente desunto dal testo teatrale, lo ha addirittura ricreato trasformandolo in un crudo psicodramma tra le cui pieghe si agitano due personaggi incisi a tutto tondo, con i loro macroscopici difetti, le loro menzogne costanti, l'evoluzione, di fronte alla macchina da presa, di due caratteri che via via si danno parti e atteggiamenti opposti, sempre in contraddizione. In sé gli snodi sono semplicissimi. Un celebre scrittore riceve in casa un attorucolo spiantato che viene a chiedergli di divorziare dalla moglie diventata la sua amante. Finisce in trappola (l'altro è pronto ad ucciderlo), ma riesce comunque a tendere a sua volta una trappola al rivale, in un gioco al massacro che, alla fine, non vedrà né vincitori né vinti. Pinter, questi snodi, li ha trasformati in una schermaglia in cui, fra un colpo di scena e l'altro, tutto procede in modo lucido, abile, smagliante. Con una struttura narrativa a incastro, prodiga, ad ogni svolta, di capovolgimenti e di sorprese. All'insegna di una crudeltà che si nutre ora di astuzie ora di perfidie. La regia di Branagh, lavorando spesso sui primi piani (facce e dettagli) riesce a costruire, sempre in un ambiente unico, una dinamica di fatti e gesti quasi travolgente, con ritmi, però, non di rado solo interiori. Inventando, come cornice a quell'azione serratissima, una scenografia di tipo quasi avveniristico (la casa totalmente fantasiosa dello scrittore) che, ad ogni immagine, al reale sembra preferire il surreale. Pur tenendosi alla cronaca. Completa questi meriti a dir poco straordinari, la recitazione dei due protagonisti, pronti, ciascuno per proprio conto, a scandire dei dialoghi inclini spesso a un umorismo prossimo al sarcasmo: Michael Caine, nella parte che nell'altro film aveva Laurence Oliver, Jude Law in quella che era stata proprio di Caine. Un duetto che non si dimentica. Specie se lo si ascolterà in inglese.

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