Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il chitarrista ha chiuso Umbria Jazz

default_image

Il samba-rock di Santana «rilancia» anche il pianismo di Hancock

  • a
  • a
  • a

Fin dal primo album inciso nel 1969, si sarebbe potuto applicare alla sua musica, un termine diventato di moda anni dopo, «World Music». Perché la musica, da lui inventata, quando da Autlan de Navarro si è trasferito, prima a Tijuana poi a San Francisco, è stata sempre una fusione fra ritmi latini, atmosfere rock, blues nero americano. Quest'ultimo la sua grande passione. Lo abbiamo ascoltato l'altra sera in «Put Your Lights», dialogare con i suoi due strumentisti, la tromba William Oertiz, ma soprattutto il trombonista Jeffrey Cressman , il cui stile, a metà strada fra il portoricano Juan Tizol e lo statunitense Bill Harris, ha impressionato per la capacità interpretativa, tanto da poterlo considerare un perfetto solista in grado di non sfigurare in nessun gruppo od orchestra jazz. Sappiamo che Santana, con i grandi del blues, ha sempre avuto un rapporto preferenziale, da Paul Butterfield, a John Lee Hooker, con il quale ha anche inciso «The Healer», T. Bone Walker, B.B. King. E il suo stile di chitarrista risente ancor oggi, malgrado sia assolutamente personale e riconoscibile dopo le prime note, dell'influenza che quei bluesmen hanno esercitato su di lui fin dai tempi, ormai lontani, della Santana Blues Band. Salito sul palco dell'Arena Santa Giuliana alle 21.30 precise, il suo concerto si è protratto oltre la mezzanotte, senza interruzioni o defaillance, con un crescendo straordinario. Quando le prime note di «Jingo», preceduto da una impressionante introduzione dei ritmi, il batterista Milton Chambers, il suonatore di timbales Karl Perrazzo e di congas Raul Rekow, si è subito capito che avremmo assistito ad uno straordinario concerto, certo più interessante di altri in cartellone ad Umbria Jazz 2006. E rivalutando lo stesso Herbie Hancock dopo la sua deludente performance, invitandolo sul palco per una trascinante «Let's Get Together». Dopo «Jingo», la band di Santana, ha eseguito, brani che hanno fatto vibrare di emozione. «I'm Somebody», «Love of my Life», «African Bamba», ma soprattutto è stato quando dalla tromba di William Oertiz sono scaturite le prime note del «Concerto di Aranjuez», che l'emozione si è fatta più intensa. Un omaggio a Miles Davis, un altro dei suoi idoli, degno di un grande musicista. Il concerto è proseguito con altri classici, «Samba Pa Ti», la splendida «Europa» e hits degli anni Settanta, come «Evil Ways», un semplice riff di grande effetto che Santana ha riproposto in una accattivante versione. Nuove sonorità. I ritmi latini, merengue, samba, divenuti più complessi. E poi, un ulteriore omaggio ad un altro grande del jazz, John Coltrane, con una versione, altrettanto splendida, di «A Love Supreme».

Dai blog