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«Music Farm mi ha fatto rinascere»

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Nell'album cover di Battisti, Gianna Nannini e Radiohead

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Oggi sono felice: sono tornata a Sanremo e questa sera mi sono esibita davanti a 50 giornalisti venuti da tutta Europa. E tutto questo lo devo a "Music Farm", che mi ha permesso di esprimermi come musicista». Nel giorno della sua rivincita artistica, il mini concerto di mercoledì a Milano per presentare il tour europeo, che partirà il 26 maggio da Mantova, e l'uscita in Europa dell'album «Un mondo perfetto», che include tutte le canzoni (tranne le cover) del disco omonimo del 2005 e del nuovo cd «Il popolo dei sogni» pubblicato a fine febbraio, Dolcenera ha voluto dimostrare la sua riconoscenza verso il reality musicale che l'ha riportata sotto le luci della ribalta dopo il periodo triste raccontato nel brano «Com'è straordinaria la vita» cantato a Sanremo. «Ho visto solo poche puntate di "Music Farm" - prosegue l'artista salentina che il 16 maggio compirà 29 anni - e sono rimasta piacevolmente sorpresa da Pago, che mi è sembrato il più musicista. Questo reality mette in evidenza i pregi e i difetti degli artisti: chi non sa riconoscere nemmeno un si minore viene smascherato». Dolcenera (vero nome Eleonora Trane) ha vinto «Music Farm 2005», ma non vuole fare pronostici su chi, fra Spagna, Fortis, Di Cataldo e uno degli eliminati che verrà ripescato, vincerà la finale di martedì prossimo. Confessa, però, che spera nel ripescaggio di Pago: «Lui e Fortis sono stati quelli che hanno osato di più, proponendo nuovi arrangiamenti. In questa edizione mi sembra che ci sia stata minore possibilità di esprimersi fuori dagli spartiti originali: per alcuni è stato meglio così, ma io ci avrei sofferto, perché togliermi il pianoforte è come tagliarmi un braccio». Nella performance live dell'altra sera Dolcenera ha sprigionato tutta la sua energia, assecondata da una band vigorosa guidata dal batterista Roberto Gualdi (un maestro del drumming italiano che ha suonato con PFM, Dalla e Pelù): «Con Roberto, che mi affianca fin dagli esordi, c'è forte amicizia e stima; ma ho grande feeling con tutti i musicisti, che si divertono a suonare con me, perché in brani come "Giusta o sbagliata" o "Siamo tutti là fuori" possono sfogare l'istintività tipica dei gruppi rock. Sarà un concerto in mutazione perpetua, perché ci piace sorprendere prima di tutto noi stessi: nella scaletta c'è scritto "qui Manu suona il piano", ma non so ancora quali canzoni farò in quello spazio. Canterò anche alcune cover: sicuramente "Grace" di Jeff Buckley, perché sono innamorata di questo pezzo». Nell'album «Il popolo dei sogni» la musicista salentina rende omaggio a Lucio Battisti (con «Emozioni» in versione live), Gianna Nannini («America») e Radiohead con la cover di «A Wolf At The Door» tradotta in «Il luminal d'immenso (l'ombra di lui)». Il singolo «Com'è straordinaria la vita» è l'unica canzone autobiografica; le altre parlano di storie che le hanno raccontato: «In "L'amore (il mostro)" affronto il dramma dello sfruttamento minorile e del turismo sessuale; mentre "Resta come sei" descrive la difficoltà di una ragazza nel confessare alla famiglia la sua omosessualità». La salutiamo ricordando Sanremo: quanto le è spiaciuto non avere vinto? «Per niente. Se avessi vinto questo festival, dopo quello del 2003 fra i giovani e "Music Farm", sarei stata antipatica perfino a me stessa. La prima della classe non è il mio ruolo nella vita: sono andata a Sanremo solo per trasmettere un'emozione forte. E credo di esserci riuscita».

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