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di MARCO CASTORO CHE gli automobilisti siano una categoria tartassata lo sanno pure i sassi.

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Le file chilometriche, gli ingorghi, la scarsa segnaletica, le buche e le voragini, i motorini che ti sbucano da tutte le parti, le zone a traffico limitato, i divieti, i lavori in corso, i pedoni che ti salgono sul cofano e che ti attraversano quando meno te lo aspetti. E che dire dei vu'lavà ai semafori e della corte dei miracoli che ti si avvicina al finestrino dell'auto? E le cinte? Quante volte ce ne ricordiamo solo quando incrociamo una volante o un vigile. E lì subito a tirarle nel tentativo di allacciarle in corsa. Maledette. Imprecare sul fatto che non vengono mai su... Ti verrebbe voglia di strapparle e gettarle dal finestrino. Ma non si può. E allora eccoci lì, disinvolti davanti al vigile, a far finta che le abbiamo allacciate correttamente, quando in realtà il capo della cinta si è incastrato all'asola del cappotto. Bastardo! Ci vorrebbe una bomba a mano per spostarlo. Poco importa. Con il volante alle cinque meno venti il vigile non se ne accorgerà che quel figlio di un cane si è ficcato dentro l'asola. Nove volte su dieci la messa in scena funziona. Magari il pizzardone penserà che abbiamo qualche malformazione fisica ma almeno non ci ferma. Tanto di occasioni per vendicare l'affronto subìto ne ha tante durante la giornata. Basta aprire il taccuino. Quanto le multe facciano soffrire l'automobilista lo sa solo Dio. Te le trovi lì, appiccicate sul vetro dal tergicristallo. E non puoi più fare nulla. Che avvoltoi i vigili urbani. Peggio di loro solo gli ausiliari e gli uomini in giallo che come ti giri ti hanno già montato una ganascia. Dannati! Dire che un automobilista sia stressato è come parlare del sesso degli angeli: un automobilista sopravvive solo se possiede un fegato grosso come una casa. Non certo perché debba guidare dopo aver bevuto fiumi di alcool, ma solo per tornare a casa e parcheggiare la sua amata compagna di viaggio senza danni. Senza nemmeno un graffio in più del solito. Altro incubo da non sottovalutare. Da sempre la commedia italiana ha raccontato vizi, virtù e vicissitudini di chi si siede al volante. Indimenticabile l'Ingorgo di Comencini con Sordi, Tognazzi, Depardieu e Mastroianni. Centinaia di persone bloccate sull'autostrada per quasi due giorni con storie e intrecci tutti da raccontare. Dal retrogusto molto amaro quella di Carlo e Irene, in viaggio per le nozze d'argento, che trovano nello smarrimento delle chiavi di casa la scusa per dichiararsi il reciproco disprezzo. Le avventure della Famiglia Passaguai di Aldo Fabrizi sulla strada del mare. L'ombrellone con Enrico Maria Salerno. Un ingegnere di mezz'età, una bella moglie. L'estate sull'Adriatico e... un inferno. Il sorpasso di Dino Risi, sceneggiato assieme a Ettore Scola, con quel lungo Ferragosto di Bruno Cortona (Vittorio Gassman), presuntuoso e dirompente giovanotto che strega il giovane compagno di viaggio Roberto (Jean Louis Trintignant). La mitica Lancia Aurelia Sport, la timidezza di Roberto, la spavalderia del guascone Bruno. Un tabaccaio, un ristorante e l'arrivo a Castiglioncello. La bellissima Lilly (Catherine Spaak). Uno spaccato di società italiana inebriata dal boom economico. Un'altra auto indimenticabile è sicuramente il maggiolino matto che ha accompagnato e divertito più di una generazione. Anche se trafficamente parlando un film che resterà un cimelio nel settore è Un giorno di ordinaria follia con Michael Douglas in versione giustiziere dell'umanità. Probabilmente senza l'ingorgo mattutino tutto quel finimondo non sarebbe mai accaduto. Perfino la musica e la letteratura hanno dato ampio risalto alle quattro ruote. Lucio Dalla pubblicò un album dal titolo Automobili. Il cantautore bolognese ha anche dedicato brani immortali ad assi del volante come Tazio Nuvolari e Ayrton Senna. A proposito di assi della Formula Uno, Giancarlo Fisichella e il giornalista Leo Turrini hanno recentemente pubblicato il libro Ma chi ti ha dato la patente? (ed. Mondadori, pr

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