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di DARIO SALVATORI SE NE È andato l'ultimo dei beat.

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Milanese, cresciuto artisticamente al Santa Tecla, Maiocchi (nella foto accanto, risalente al 1967) abbracciò fin dall'inizio la musica e la cultura beat proveniente dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra, debuttando discograficamente come solista nel 1964 con «La tua vera personalità». L'anno dopo è al Cantagiro con «Non dite a mia madre», versione italiana di «The house of the rising sun», un traditional americano portato al successo dagli Animals di Eric Burdon. È qui che incontra i Camaleonti, formazione di cui diviene leader e cantante solista, cogliendo alcuni notevoli successi, fra cui «Sha-la-la-la-la» e «Chiedi chiede». Insoddisfatto e costantemente alla ricerca di maggior libertà artistica, Maiocchi abbandona la formazione e torna a fare il solista, confortato dall'amicizia di Mogol e Lucio Battisti che scrivono per lui «Uno in più». Il brano dovrebbe essere una sorta di inno del movimento «Linea Verde» di ispirazione ecologico-pacifista. È il periodo del famoso viaggio a cavallo da Milano a Roma compiuto dalla coppia Mogol-Battisti, sincero ma velleitario. Nel 1967 partecipa al Festival di Sanremo con Marianne Faithfull (in quel periodo fidanzata con Mick Jagger) con «C'è chi spera», altro brano scritto dalla celebre coppia, stessa tematica ma più fiacco musicalmente. Ribelle, capellone ante litteram, anticonformista convinto e non per posa, Maiocchi ha dei problemi ad inserirsi nell'industria discografica, anche dopo che Battisti gli regala un altro brano, forse il migliore, «Prendi fra le mani la testa», un misto di disagio giovanile e incomunicabilità. L'epitaffio della sua carriera arriva alla fine del 1967, quando i discografici lo convincono ad incidere il classico «Ma l'amore no». Maiocchi accetta, si pente e scappa in Inghilterra, dove stringe amicizia con Jimi Hendrix, Ritchie Blackmore e altre future rock-star. La sua carriera prosegue a singhiozzo fino al 1976, anno in cui il cantante decide di accettare un incarico ministeriale. La sua ultima apparizione risale al 1988, nel programma televisivo «20 anni dopo, il bello del '68». Con lui scompare una autentica icona del beat italiano.

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