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di ALDO COSTA CON una ventina di tavole a colori realizzate dal maestro Franco Dugo e testi ...

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Il volume sarà presentato oggi pomeriggio a Palazzo Reale di Milano con una tavola rotonda sul tema «Chi è il nuovo Marco Polo?» (tra i partecipanti, moderati da Bruno Vespa, Giulio Andreotti e Cesare Romiti) e ripropone, per chi potrà permettersi il lusso di acquistarlo, un testo che non ha perso dopo sette secoli fascino e senso della meraviglia. Marco Polo fu ambasciatore prima del papa e poi di Qubilai Khan, sovrano del Catai (la Cina settentrionale) per ventiquattro anni, dal 1271 al 1294. Quello che il mercante veneziano racconta al letterato Rustico da Pisa (detto Rustichello) nelle prigioni genovesi nel 1298 è però un periodo ancora più lungo, in quanto comprende anche le vicende del padre Niccolò e dello zio Matteo, narrate nei primi 18 capitoli de «Il Milione». Intorno al 1260, infatti, quando Marco non aveva ancora sei anni, i due mercanti erano partiti da Venezia alla volta dell'Oriente per curare i propri affari. Alla corte del Gran Khan, si videro affidare, da Qubilai in persona, il compito di recarsi dal papa di Roma e quindi tornare con cento esperti nelle arti del trivio e del quadrivio, nonchè con alcuni missionari (muniti dell'olio della lampada accesa sul sepolcro di Cristo) che potessero illustrare la «cristiana legge». Sulla via del ritorno, nel 1269, i Polo si fermarono ad Acri per rivolgere al legato pontificio Tedaldo Visconti la richiesta del sovrano supremo dei Mongoli, ma il papa Clemente IV era morto e in attesa della nuova elezione decisero di puntare su Venezia. Qui Niccolò rivede il figlio Marco, ormai quindicenne e a questo punto della narrazione entra in scena (ma non ancora in prima persona) l'autore de «Il Milione».

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