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di ALDO COSTA DOPO la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma il Premio Michetti di Francavilla ...

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Il 54° Premio Michetti, da poco inauguratosi nel Palazzo San Domenico-Museo Michetti (fino al 30 settembre), ha come tema dominante «L'amore per la terra», inteso non solo in senso letterale ma anche come difesa delle proprie radici culturali e nazionali. Quest'anno dialogano fra loro due paesi dalle millenarie tradizioni artistiche: Italia e Giappone. Né va dimenticata la mostra-omaggio dedicata a Mario Ceroli, abruzzese eccellente che ha saputo, fin dagli anni Sessanta, creare una particolare «pop art» italiana. La mostra degli italiani e quella di Ceroli sono curate da Duccio Trombadori mentre quella dedicata ai giapponesi si deve al nostro Gabriele Simongini, con la collaborazione del Centro Culturale Italia-Giappone di Parma. Sotto la regia del Presidente della Fondazione Michetti Vincenzo Centorame la rassegna di Francavilla al Mare, con l'edizione dello scorso anno e con quella attuale, esce fuori decisamente dalla crisi che l'aveva colpita nel periodo precedente. Sta riscuotendo un particolare successo soprattutto la mostra dedicata gli artisti giapponesi, in cui trovano spazio diversi mezzi creativi, dalla pittura all'istallazione, dall'elaborazione fotografica e informatizzata alla scultura e al video. Tutti gli artisti, come ha notato Simongini, sono accomunati dal connubio fra perfezione e spontaneità formale. Vi figurano grandi nomi dell'arte internazionale, come Hidetoshi Nagasawa , a cui è stato attribuito uno dei tre premi Michetti e Tadashi Kawamata, forse il più famoso artista giapponese. Ma non si possono neppure dimenticare le opere in neon, legno e plexiglas di Fukushi Ito e quelle che Yosuke Taki dedica alla vita segreta delle piante. Più conservatrice è la mostra degli italiani, nettamente indirizzata verso le ricerche figurative: con nomi come quelli di Giovanni Arcangeli, Plinio De Martiis, Renato Mambor, Gaetano Memmo, Luca Patella. Tra gli italiani due premi Michetti sono andati a Arduino Cantafora e a Tito Rossini.

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