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di CARLO ROSATI QUANTO sono attuali i "classici".

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C. alla presenza del suo autore, raccontano la sconfitta di Serse a Salamina, con le gravi conseguenze di una guerra di conquista, partita trionfalmente e finita in disfatta. Oggi, proprio con questa tragedia diretta da Antonio Calenda per lo Stabile del Friuli e della Venezia Giulia, l'«Inda» ha aperto al Teatro Greco la «stagione dei classici» riproponendone l'eterna attualità con una guerra antica, storica più che mitica, combattuta dallo stesso Eschilo, che è simile a tutte le «guerre»; nelle quali sono tutti perdenti, con lutti, rovine, vandalismi. Ambientando il suo spettacolo nell'imponente facciata della reggia persiana o di un museo primo Novecento di Bruno Buonincontri, Calenda colloca la tragedia vicino al nostro tempo evidenziando la disfatta di Salamina con un attentato che scuote la facciata, apre una profonda ferita nelle mura del palazzo, mentre il coro, quello dei consiglieri persiani che sono anche i conservatori del museo, ricevono la visita della vecchia Regina Atossa, la madre di Serse e la vedova di Dario, che ha avuto un brutto presentimento sul figlio «partito per devastare il paese degli joni», i greci, come scandisce Piera Degli Esposti, bravissima nella sua sconsolata disperazione, magnifica nel suo portamento. Le sue paure vengono confermate dal messaggero che giunge da Salamina, mentre l'ombra del vecchio Re Dario, irritato dalla notizia della disfatta, auspica che Serse «non offenda più gli dèi». Uno spettacolo che nella ricostruzione di Calenda si sviluppa come un grande rito laico, un allestimento ben calibrato tra parola, movimento, metafore, nel quale, vicino alla menzionata Piera Degli Esposti, c'è la saggezza del Re Dario di Osvaldo Ruggieri, l'irruenza del giovane Serse di Luca Lazzareschi, la tragedia della ritirata raccontata con passione e dolore dal messaggero di Roberto Herlitzka, oltre al numeroso coro che commenta l'azione cantando le ballate tragiche di Germano Mazzocchetti: un suggestivo corpo unico nei movimenti di Catherine Pantigny.

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