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di GIAN LUIGI RONDI THE EYE, di Oxide e Danny Pang, con Lee Sin-Jie e Lawrence Chow, ...

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Ce li evocano due fratelli gemelli, Oxide e Danny Pang, che probabilmente hanno visto «Il sesto senso». Una ragazza, diventata cieca a due anni, recupera la vista a venticinque grazie a un trapianto delle cornee. Presto però si accorge di vedere... troppo, non solo figure nere che le anticipano la morte di qualcuno attorno a lei, ma persino, quando si guarda allo specchio, la faccia di un'altra. Scopre così di aver ricevuto le cornee da una sensitiva tailandese morta suicida perché, pur prevedendo sciagure anche collettive, non riusciva a evitarle. Dopo un inutile pellegrinaggio alla sua tomba, per placarla, finirà coinvolta in una terribile catastrofe cui, pur presagendola, non aveva potuto porre riparo. Però vi perderà di nuovo la vista e adesso, senza più premonizioni e figure nere attorno, troverà anche l'amore. Il genere, se vogliamo, è quello dell'horror asiatico popolato di fantasmi, le cifre, però, tendono ad essere meno orripilanti per dar spazio soprattutto al tormento di quella protagonista che prima, quando si confida con un medico, viene creduta pazza, poi finisce per trovarsi immersa di continuo in situazioni in cui il soprannaturale si affaccia ad ogni svolta, ora, un po', spaventandola - anche con la speranza di spaventare le platee - ora ferendola quando quei messaggeri di morte che affollano il suo campo visivo promettono la fine di persone che le sono care e che lei non può far nulla per salvare. Nel disegno di queste situazioni il film qualche risultato lo ottiene specie quando vi privilegia in mezzo note sospese e climi un po' raccolti. Invece quando punta soltanto sulla paura facile, resta convenzionale. Nonostante il contributo di interiorità della protagonista, Lee Sin-Jie, pronta a preferire i turbamenti psicologici anziché quelli epidermici.

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