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A 10 anni dalla morte un libro di Panzeri sulla vita del grande intellettuale

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Per celebrare l'anniversario della sua scomparsa arriva in libreria l'intensa «Vita di Testori» (Longanesi, 250 pagine, 15,00 euro) di Fulvio Panzeri, biografia intellettuale di uno spirito inquieto, che si distinse per le sue frequenti posizioni radicali o controcorrente. A Panzeri, allievo di Testori, chiedo cosa abbia rappresentato l'autore della «Trilogia degli Scarrozzanti» e di «Passio Letitiae et Felicitatis» nella storia della letteratura italiana. «Testori va annoverato fra i maggiori scrittori del Novecento italiano, non solo per l'inesausta sperimentazione linguistica, ma soprattutto per la sua capacità di leggere la realtà più estrema con coraggio, mettendo al centro della propria opera la persona colta nei suoi momenti di dolore e di disperazione, ma anche nella sua ricerca di una speranza, fondamento del Cristianesimo, punto centrale dell'opera testoriana». Testori è stato narratore, poeta, drammaturgo e critico d'arte. Qual era il ruolo che gli era più congeniale ? «Impossibile confinare Testori in un solo genere letterario. Per lui la scrittura era un'entità unica e la frequentazione di tanti generi letterari rispose alla necessità di trovare la forma più adatta a dare maggiore espressività ai suoi personaggi poveri e derelitti. Come critico d'arte, ad esempio, Testori ha affiancato il discorso critico alla forma poematica, facendo di ogni suo scritto un "racconto interpretativo" dell'opera dell'artista. Nei testi teatrali, invece, ha usato spesso la forma del monologo poetico, come nel suo testamento spirituale, i "Tre lai". Ma qualsiasi fosse la forma letteraria scelta, ha sempre mantenuto una forte incandescenza morale. Dal punto di vista espressivo ha sempre prediletto un linguaggio sperimentale, reinventato attraverso l'uso di espressioni dialettali, di latinismi, di lingue 'smozzicate e urlanti', per meglio aderire alla personalità dei suoi personaggi: è appunto questo linguaggio a rappresentare l'unità in una scelta così variegata di generi». Il suo libro vuol essere una biografia a tutto campo di Testori o un'indagine critica sullo scrittore? «Raccontare Testori a prescindere da un discorso critico sulla sua opera non avrebbe reso giustizia alla sua forza morale, alla sua presenza innovativa e provocatoria sulla scena letteraria italiana. Ho quindi scelto di raccontare l'uomo Testori con una biografia critica che restituisse il senso della sua avventura umana, mettendo a confronto le istanze dell'uomo e quelle del letterato». Per questo ha fatto tanto spesso ricorso alla testimonianza diretta di Testori ? «Volevo che si sentisse la forza della sua scrittura. Ho compiuto un lavoro di ricerca analitico, andando a cercare tra materiali rari e inediti la testimonianza di Testori sugli episodi importanti della sua vita e sulla sua opera. M'interessava far sentire la voce viva dello scrittore che si racconta in prima persona. Ho voluto essere un accompagnatore per il lettore, per fargli scoprire la sua straordinaria forza umana». Una forza umana che emerge soprattutto nel suo confrontarsi con una realtà spesso dura e desolata. «Sì. Più che un atteggiamento estetico nei confronti della letteratura e dell'arte, Testori ha sempre privilegiato il corpo a corpo con la realtà, vissuta dal punto di vista degli umili, dei reietti, degli "irreparabili", come lui li definiva. Non gli interessava la letteratura fine a se stessa, quanto l'avventura umana che poteva raccontare con le sue parole, modellate, anche sotto il profilo linguistico, sulla realtà delle sue periferie. Gli "ultimi", dai ciclisti del Roserio ai drogati della Milano degli anni Ottanta, sono sempre stati al centro del suo viaggio esistenziale e artistico, poiché in essi vedeva riflessa l'immagine di Cristo». Quali sono i temi più ricorrenti nell'opera di Testori? «Pur in un'infinità di variazioni, vi si possono individuare alcuni nuclei tematici: la Croce e il sangue, la madre e il senso d

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