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Coronavirus, la fase due per Federalberghi. Il presidente Bocca: a metà degli hotel converrà non aprire

Massimiliano Lenzi
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“La notte del settore alberghiero italiano è una tragedia: il 95% degli alberghi sono chiusi e nessuno sa quando aprire visto che non si capisce cosa succederà, se si potrà andare da una regione all'altra. E sapendo già da adesso che il turismo straniero quest'anno sarà off limits”. A parlare in questa intervista a “Il Tempo” è il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. Perché se la produzione industriale del nostro Paese ha segnato ieri un quasi meno 30% a marzo (dati ISTAT), mettendo in ginocchio l'Italia, il colpo da ko alla nostra economia nazionale, se il governo Conte non si sveglierà, potrebbe arrivare dal settore turistico, a  pezzi per la crisi da coronavirus. Presidente Bocca, che fare per ripartire? “C'è un tema: come aprire. Non esiste un protocollo, noi abbiamo presentato 15 giorni fa una proposta come Federalberghi alla quale non abbiamo avuto nessun tipo di risposta, per cui i nostri associati si chiedono: ma se per un caso dovessimo aprire cosa succederà?”. La maggioranza degli alberghi cosa farà? Apriranno o resteranno chiusi? “Gli alberghi soni orientati alla non riapertura quest'anno”. Indipendentemente dalla categoria? “Soprattutto la fascia alta, quella del lusso. Perché è quella che ha gran parte della clientela extraeuropea (che quest'anno non ci sarà) ed ha un sistema di costi che può tenere solamente con clienti che pagano tanto”. E gli alberghi di fascia media? “La fascia media dipende dove. Adesso stiamo lavorando su luglio e agosto, ovviamente l'italiano se si muoverà in quei due mesi estivi andrà in luoghi di vacanza. Quindi al mare o in montagna. Però anche sul tema del mare dipende da cosa potranno fare gli stabilimenti balneari. Cosa ne sarà dei ristoranti”. Quale turismo sta soffrendo di più? “A mio giudizio oggi le destinazioni più colpite sono le città d'arte, tutti quelli che fino a febbraio lavoravano con il turismo straniero. Venezia, Firenze, Roma, Napoli. In termini di fatturato è tanta roba”. Quanto? “Faccia conto che il turismo internazionale è circa il 50% delle presenze del nostro turismo ma, secondo me, pesa almeno tra il 60% e il 70% del fatturato. Turismo ricco. Parliamo di 12 miliardi di euro circa”. E in termini di posti di lavoro che non ripartono, di che numeri parliamo? “Al momento gli alberghi stagionali non stanno assumendo. Son tutti fermi, io anche. La gente non sa che cosa fare. Qui mancano le risposte. Nessuno si assume una responsabilità. È come il gioco del cerino però vede, il tema è che siamo all'12 di maggio e se gli alberghi riaprono comunque devono riaprire a giugno. E per aprire un albergo ci vogliono almeno tre o quattro settimane di tempo, per sanificare gli impianti, assumere il personale, eccetera, eccetera. Ma noi oggi brancoliamo nel buio”. Il governo non vi ha dato linee guida? “Zero linee guida su come riaprire, non ci rispondono sulla nostra proposta, che è un giusto punto di sintesi tra la salute del dipendente e del cliente e la operatività della struttura alberghiera. Perché se questi pensano che noi trasformiamo gli alberghi in una sala operatoria, ce lo dicano subito. Non c'è problema. Noi non apriamo e al momento che finirà il blocco dei licenziamenti, ovviamente una azienda chiusa va da sé cosa farà. Questi stanno giocando sulla vita dei lavoratori ma non si può. Lasciamo perdere gli imprenditori che in questo paese sono odiati, ma almeno pensino ai lavoratori. Noi non possiamo stare senza risposte. Io ho 27mila soci con Federalberghi e tutti i giorni comunichiamo: sono alberghi sparsi su tutto il territorio italiano. Dalla Valle D'Aosta alla Sicilia. E son tutti disperati. Quelli più decisi sono quelli che dicono che non riapriranno perché sono troppi i rischi. Compreso il rischio Inail del Covid-19 come infortunio sul lavoro che va nel penale. Hai un rischio penale, costi di gestione altissimi, riduzione dei posti letto ed hai una certezza: i costi superiori a fronte di una totale incertezza dei ricavi”. Dove sta sbagliano il governo con voi e con il settore del turismo? “Quello che noi contestiamo fortemente è che dal governo, nel nostro settore, mancano interventi strutturali. Continuano nelle misure della logica dei finanziamenti a pioggia e dell'assistenzialismo. Il bonus vacanze ad esempio, dato a chi aveva fino a 30mila euro di reddito l'anno scorso, che probabilmente non l'avrà neanche più quest'anno, a cosa serve? Noi eravamo partiti da una logica diversa: rendiamo deducibili fiscalmente le spese fiscali per tutti, senza soglie di reddito, ma se tu metti il blocco a 30mila euro probabilmente quelli del bonus in vacanza neppure ci vanno. Oppure...”. Oppure? “Se ci vanno c'è il rischio che la famiglia con il bonus vacanze arriva ma l'albergo non lo trova perché gli alberghi a queste condizioni non aprono”. Quanti alberghi secondo lei non riapriranno? “Secondo me il 50% non riaprirà. Uno su due non aprirà. Probabilmente apriranno quelli più piccoli, a gestione familiare, che non hanno costi di affitti. Perché vede, leggendo la bozza del decreto per il bonus sugli affitti, ad esempio, hanno messo il tetto a 5 milioni di euro di fatturato, il che vuol dire tagliare fuori tutti gli alberghi importanti italiani. Quando poi leggo pure che se lo Stato ti aiuta allora magari vuole entrare nel tuo capitale o in consiglio di amministrazione, beh io resto basito”. Serve una moratoria fiscale per quest'anno? “Io ho fatto ricavi zero a marzo, aprile e maggio, probabilmente farò zero o poco più anche a giugno: come pensano che io possa pagare l'Imu sui miei immobili? Non ho i soldi per pagarla. Il decreto liquidità non ha dato liquidità alle imprese, molte delle quali hanno dovuto anticipare la cassa integrazione a marzo per i dipendenti perché l'INPS non l'ha data: come può il governo chiedergli le tasse? Serve una rivoluzione culturale”. Quale? “Abituare gli italiani a lavorare e non avvezzarli alla assistenza. Basta con gli interventi a toppa, senza valorizzare chi apre e chi rischia. Io ho 330 dipendenti di cui 300 in cassa integrazione, quasi tutti i giorni mi scrivono per chiedermi: ‘Presidente, quando riapriamo?'. Perciò vede, non è vero che l'Italia è un paese di pelandroni. È la nostra politica che continua a facilitare i pelandroni”.

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