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L'app Immuni sarà "volontaria". Ma se non la scarichi sono guai

Il commissario Arcuri: adesione libera e niente braccialetti elettronici. Ma poi dice: l'alternativa è la privazione della libertà

Davide Di Santo
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L'app Immuni per i tracciamento degli italiani nella Fase 2 dell'emergenza coronavirus "sarà e resterà volontaria". A dirlo è il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, nel punto stampa di oggi. Ma sul funzionamento, sulla protezione dei dati e soprattutto sulle limitazioni ulteriori alla libertà di spostamento a cui potrebbe incorrere chi non la scarica è ancora buio pesto. Insomma, con la Fase 2 - si spera - alle porte siamo ai propositi generali e ai verbi coniugati al futuro. Che comunque inquietano: l'alternativa al tracciamento è la privazione della libertà, sostiene in generale Arcuri.  Arcuri ha smentito l'utilizzo di braccialetti elettronici per mappare il contagio. "Se non fossimo tutti protagonisti di una tragedia dovrei rispondere che è una farsa immaginare che possa uscire solo chi ha scaricato la app", ha detto Arcuri parlando di una "semplificazione massima". Rispondendo poi a una domanda sull'ipotesi di un braccialetto per chi non scarica la app, Arcuri ha concluso che "non l'avevo sentita, l'app sarà l'unico strumento".  Leggi anche: Conte, Zingaretti, scienziati: è gara a chi dice più bugie "Sarà necessario che nei tempi più ristretti e nelle forme più possibili questa applicazione si possa connettere al sistema sanitario nazionale", ha detto poi Arcuri, nel punto stampa di oggi. "Possa diventare da un lato un'informazione e dall'altro un presupposto perché il Ssn possa intervenire tempestivamente ed efficacemente. Solo così il contact tracing avrà la valenza che gli è richiesta e smetterà di essere solo uno strumento informativo". "Ho letto in questi giorni giuste preoccupazioni a tutti i livelli. Non sarà possibile da parte mia allocare queste informazioni in un luogo che non sia pubblico e italiano", dice Arcuri per i quale allocare i dati "in un cosiddetto server o cloud di natura diversa non credo sia compatibile con il rispetto dei requisiti elementari di sicurezza che questa applicazione dovrà garantire". Dunque si tratterà, ha precisato, di "un'infrastruttura pubblica e italiana". "Siamo tutti consapevoli il contact tracing è uno strumento importante, ma non basta convincerci che serve: bisogna anche che rispetti la sicurezza e la privacy. È uno strumento utile, forse indispensabile ma bisognare trovare un soddisfacente equilibrio per cui venga messo in campo rispondendo a due requisiti fondamentali ossia il rispetto della sicurezza e il rispetto della privacy", ha detto "Nulla accadrà se non nel rispetto delle leggi sulla privacy nazionali e sovranazionali".  "L'alternativa alla mappatura tempestiva dei contatti è semplice: le misure di contenimento non possono essere alleggerite e noi dovremmo continuare a sopportare i sacrifici di queste settimane, privandoci di quote importanti della propria libertà - ha detto Arcuri - Il sistema di contact tracing è la modalità per garantire la possibilità che vengano in qualche modo conosciuti e in qualche misura tracciati i contatti che le persone hanno e sono molto importanti qualora qualche nostro concittadino viene contagiato". Di certo c'è che un'app obbligatoria de facto - è necessario che aderisca il 60% degli italiani per garantire l'efficacia della mappatura -  non possa essere accettata. "Non può essere obbligatoria, sarebbe contro i criteri giuridici. Non si può condizionare l'esercizio di un diritto, come accedere a certi luoghi o fruire di specifici servizi. Può solo ipotizzarsi un uso su base volontaria, ed eventualmente degli incentivi. Ma allora sarebbe meglio il braccialetto, che è uguale per tutti e non espone a rischio data breach più informazioni di quelle necessarie al contact tracing", dice a propossito, intervistato da La Stampa, Francesco Paolo Micozzi, avvocato e docente di informatica giuridica all'Università degli Studi di Perugia. Che si chiede: "L'uso dell'app è necessario per ridurre la trasmissione del contagio? E se non lo è, perché dovrei mettere in gioco dati personali senza averne un beneficio certo?".

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