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Clorochina contro il Covid

Una ricerca pubblicata dalla Oxford Press mostra gli ottimi risultati conseguiti sui test in Italia

Peter D'Angelo
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Sono 212 i pazienti trattati, a livello domiciliare, con idrossiclorochina, nelle Asl di Alessandria e di Piacenza, di cui siamo riusciti ad avere un quadro clinico evolutivo, sono ancora numeri circoscritti, ma possono iniziare a dare una fotografia più nitida sulla sperimentazione in atto. “Noi stiamo trattando 102 pazienti a casa, i risultati sono incoraggianti, c'è stata remissione della febbre nei primi giorni di trattamento, e nel 90% non si è arrivati a ricovero, e chi è stato ricoverato è tornato a casa senza aggravarsi”, parole di Luigi Cavanna, Primario a Piacenza. Simile l'esperienza in Piemonte, “La risposta dei pazienti è significativa” ci dice Moreno Ferrarese, pneumolgo Asl di Alessandria, che ha valutato i dati raccolti, “l'85% dei pazienti ha avuto una remissione della febbre, nei primi 2-3 giorni, di media” ed ha anche aggiunto che “questi numeri sono tutti da validare” con l'analisi dei cosiddetti peer review - la revisione tra pari -, che avviene prima di ogni pubblicazione scientifica. Certo è che, allo stato attuale, non ci sono i tempi e le possibilità di fare sperimentazioni standard con tutti i crismi: per realizzare una ricerca randomizzata e con tutti i passaggi tipici e necessari per la pubblicazione scientifica, ci vorrebbe troppo tempo e sarebbe semplicemente “non etico” sperimentare il farmaco su un gruppo di controllo (positivo a Covid19) con un farmaco inerte (placebo). In questa fase, non è pensabile. Prima di entrare nell'analisi grezza dei dati, va premesso che ci sono almeno 3 pubblicazioni – validate, queste, anche se su numeri ristretti - interessanti: una cinese, alla quale segue quella francese, e - in senso cronologico – una terza, sempre cinese, pubblicata da una rivista autorevole: JMCB – Journal of molecular cell biology – Oxford Press. La cosa interessante che accomuna le tre pubblicazioni, e i dati grezzi raccolti dal direttore Generale della Asl di Alessandro Roberto Stura e Moreno Ferrarese (pneumolgo) e dal Primario di Ematologia della Asl di Piacenza, Luigi Cavanna, è una e chiara: la convergenza tendenziale dei dati. Infatti, sia sui 212 pazienti italiani, che su quelli cinesi e francesi (in questi due studi i numeri di pazienti coinvolti sono inferiori), è quella che tra l'85-90% dei pazienti c'è una remissione della febbre tra le 48 e le 72 ore – in media -, questo pone un interrogativo, al quale non è possibile rispondere sulla sperimentazione italiana, ovvero: la remissione della febbre significa anche negativizzazione del paziente dal coronavirus? Ecco, non si può dire, perché le Asl avrebbero dovuto fare anche un tampone post trattamento, non sempre è stato possibile. Ma, se si legge l'ultima pubblicazione dell'Oxford University, si evince che in tutti pazienti, trattati con idrossiclorochina c'è stata anche la “negativizzazione” del virus. Ecco, questi dati vanno maneggiati con estrema cautela, siamo sempre di fronte a numeri limitati. Va tenuto in considerazione anche il contesto più ampio, una piattaforma on-line cha ha raccolto le esperienze di 6.300 medici in tutto il mondo, e statisticamente quasi nel 40% dei casi, i medici concordano nel dire che il trattamento più significativo è quello con clorochina/idrossiclorochina, e al secondo posto, con azitromicina. L'azitromicina è un antibiotico, e non c'entrerebbe nulla con il contrasto del virus. Gli antibiotici agiscono contro i “batteri”, ma c'è un motivo: l'antibiotico viene dato per contrastare le sovra-infezioni batteriche che potrebbero instaurarsi con l'indebolimento del quadro immunitario. Il punto: antibiotico si o no, è però controverso, l'associazione della zitromicina (a idrossiclorochina) non è, secondo Aifa, acclarata con evidenza significativa, per cui può anche non associarsi all'idrossiclorochina. Il dosaggio consigliato da Aifa per il trattamento domiciliare con idrossiclorochina è scaricabile dal sito dell'Agenzia del Farmaco. Va precisato che la clorochina/idrossiclorohina va obbligatoriamente prescritta dal medico di base, o lo specialista, che dovrà valutare lo stato di salute del paziente, e capire i costi e i benefici, come ogni farmaco ha effetti collaterali (tutti), se ci sono problematicità cardiache, ad esempio, vanno fatte valutazioni specifiche. Ci sono infatti delle criticità, ad esempio pazienti con favismo (carenza di glucosio 6 fosfato deidrogenasi - G6PD) non possono fare questo trattamento (stress ossidativo), in Italia, secondo Oms, l'incidenza del favismo va dallo 0,3% e il 3% nella popolazione. Andrea Crisanti, direttore dell'Unità complessa diagnostica di Microbiologia di Padova, e di parassitologia molecolare all'Imperial College di Lontra. E' lui l'uomo che da gennaio aveva proposto di fare tamponi negli aeroporti, che ha capito da subito l'impatto degli asintomatici nella diffusione del virus, che partendo dal Veneto è riuscito a far cambiare paradigma nel contrasto di Covd19 a tutta Italia, e anche al governo Inglese, essendo lui ascoltatissimo da Neil Ferguson che a sua volta ha fatto capovolgere la strategia di Boris Johnson sul coronavirus, alzando l'allerta. Ecco, Andrea Crisanti, raggiunto al telefono ci ha confermato l'inerzia incoraggiante: “noi a Padova utilizziamo idrossiclochina e azitromicina con buoni risultati”.

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