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Emergenza coronavirus, la supplica del commissario Arcuri. E sulle mascherine: dovremo abituarci ad usarle

Silvia Sfregola
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Nessun imminente liberi tutti ma una "lunga fase di transizione". Il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, invita a non cadere in "illusioni ottiche e pericolosi miraggi". Il percorso di uscita dal tunnel sarà lungo e pieno di ostacoli. La "parziale inversione di tendenza" che si legge nei dati non può e non deve permettere a nessuno di abbassare la guardia. Per questo motivo Arcuri, nel corso di una conferenza stampa alla Protezione Civile, ripete per tre volte il numero di vite umane (16.523) che il virus si è portato via fino al 6 aprile. "Nei prossimi giorni che ci separano da Pasqua non cancellatelo mai dalla vostra memoria, vi supplico", dichiara senza rischi di fraintendimento. Assodato che il traguardo è ancora lontano allo stesso tempo bisogna preparare la fase due dove "per molto tempo ci dovremo abituare in tanti, se non tutti, a usare le mascherine". Uno strumento di protezione individuale che, con l'arrivo della pandemia, ha raggiunto in alcuni casi prezzi esorbitanti con speculazioni "insopportabili e intollerabili" che devono essere denunciate e combattute. E proprio sui dispositivi di protezione Arcuri snocciola gli ultimi dati assicurando che sulle forniture il peggio è alle spalle. "Oggi abbiamo distribuito 4,8 milioni di mascherine alle Regioni, negli ultimi 7 giorni sono state 20,8 milioni. Con gli accordi firmati negli ultimi giorni abbiamo una disponibilità aggiuntiva di 650 milioni di mascherine nelle prossime settimane. Inoltre abbiamo consegnato alle regioni 1904 ventilatori, solo nell'ultima settimana 368", spiega. Ma per fare una stima del fabbisogno futuro bisognerà prima capire le indicazioni del comitato tecnico scientifico. "Sicuramente sarà superiore a oggi", si limita a dire Arcuri. Nel frattempo le regioni che hanno deciso autonomamente di renderle obbligatorie si dovranno occupare da solo di rifornire i propri cittadini. Il commissario infine assicura che la minore pressione sulle terapie intensive registrata negli ultimi giorni non fermerà il piano nazionale di implementazione, specie al Sud per evitare diseguaglianze. Una battaglia logorante e difficile ma, secondo il commissario, dall'esito scontato perché "noi umani siamo più forti del virus".

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