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Virus cinese, perché il contagio può arrivare in Europa

Carlo Antini
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Per evitare lo "sbarco" del nuovo coronavirus cinese in Italia «occorre predisporre sistemi di monitoraggio per i flussi di passeggeri che arrivano dalle aree geografiche potenzialmente a rischio, allertando la rete locale nazionale di centri di diagnosi precoce senza tuttavia generare ansia e preoccupazione presso la popolazione, soprattutto quella più esposta a fenomeni respiratori». È il monito di Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli).  Per approfondire leggi anche: A Fiumicino arrivano gli scanner «Al momento non possiamo escludere la possibilità che il virus arrivi anche in Europa», ammonisce infatti Concetta Castilletti, coordinatore del Gruppo di lavoro sulle Amcli infezioni virali emergenti (Glice). «Non si conosce abbastanza sul 2019-nCoV per trarre conclusioni definitive su epidemiologia, contagiosità, rischio di diffusione e patogenesi - osserva Castilletti, responsabile Uos Virus emergenti del Laboratorio di Virologia dell'Istituto nazionale per le malattie infettive "L. Spallanzani" di Roma - Non conosciamo la fonte animale, abbiamo scarse informazioni sulle modalità di trasmissione, sulle manifestazioni cliniche o sull'estensione della zona in cui si è diffuso. È quindi di cruciale importanza identificare i casi, grazie a una tempestiva diagnosi, e isolarli il più rapidamente possibile, visto che l'Italia ha diverse connessioni dirette con la città di Wuhan».

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