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Renzi, ecco la batosta giudiziaria. Condannati i genitori per false fatture

Un anno e 9 mesi per babbo Tiziano e la mamma nel caso che coinvolge anche l'imprenditore Dagostino

Carlantonio Solimene
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Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati condannati in primo grado a un anno e nove mesi al processo per false fatture in corso a Firenze. Sono state quindi accolte le richieste del pm Christine Von Borries. E' stato condannato a due anni di reclusione, invece, l'imprenditore Luigi Dagostino, con l'accusa di fatture false e truffa aggravata. Per lui la pm aveva chiesto due anni e tre mesi. La requisitoria del pubblico ministero è durata circa un'ora e mezzo. Dei tre imputati era presente in Aula il solo Dagostino. L'udienza è poi proseguita con le arringhe degli avvocati difensori. I fatti al centro delle indagini coordinate dalla Procura di Firenze risalgono al 2015, quando l'imprenditore Luigi Dagostino, anch'egli a giudizio con l'accusa di false fatturazioni e, nel suo caso, anche truffa, era ad della Tramor, società di gestione dell'outlet del lusso The Mall di Leccio di Reggello (Firenze), e avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all'outlet.  Le fatture considerate false e oggetto del processo, perché secondo l'accusa non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate, sono due: una da 20mila e l'altra da 140mila euro più Iva. Le fatture vennero pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015.  Secondo la procura la fattura da 140 mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all'outlet del lusso "The Mall" sarebbe per consulenze pagate ma non realizzate. L'altra fattura da 20 mila euro risulta emessa dalla Party srl (unica fattura emessa dalla Party nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% delle quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell'imprenditore Luigi Dagostino. Durante il dibattimento in aula, un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi, aveva affermato che le due fatture oggetto del processo furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all'Erario.  D'Agostino, rilasciando dichiarazioni spontanee, aveva detto di non aver emesso «nessuna fattura falsa» e di non aver «truffato nessuno», sostenendo di essere rimasto perplesso per l'importo delle fatture ma di aver «subito la sudditanza psicologica» per il fatto che «i coniugi Renzi erano i genitori del Presidente del Consiglio» e quindi «ho ritenuto di non contestarle». Il legale dei Renzi, l'avvocato Federico Bagattini, aveva replicato affermando che «se avesse ritenuto quelle fatture troppo alte per il lavoro svolto avrebbe dovuto non pagarle».  Il padre e la madre di Matteo Renzi avevano scelto, invece, di non presentarsi in aula ma, tramite i loro legali, hanno depositato due memorie scritte.  Nelle memorie difensive «i coniugi Renzi - spiegò Bagattini - hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate». Il 18 febbraio scorso Tiziano Renzi e Laura Bovoli, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture, erano finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di un'altra inchiesta della procura fiorentina sul fallimento di alcune cooperative che facevano capo a loro. Misura poi revocata l'8 marzo dal tribunale del riesame.

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