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Allarme Bankitalia sugli euro libici

Migliaia di banconote buone ma macchiate arrivate negli istituti italiani per cambiarle. Bce avverte: "Non accettatele. Sparirono dalla banca centrale di Bengasi, è riciclaggio"

Andrea Ossino
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Enormi somme di denaro sottratte alla Banca Centrale Libica di Bengasi durante la guerra civile sono arrivate in Italia. È la Banca d'Italia a lanciare l'allarme a tutte le sue succursali, «poiché si stanno verificando presso le nostre Filiali richieste di banconote della specie anche per importi elevati». La faccenda, che emerge da alcune comunicazioni interne alla Banca, ricostruisce un tassello importante di una storia mai del tutto chiarita, che attraversa le dinamiche interne a una Libia spaccata e in lotta per la conquista dei punti nevralgici del Paese. Lo scorso anno infatti, il governatore della parallela Banca centrale della Libia di Al-Bayda, Ali Al-Hibri, aveva detto che il denaro depositato presso la Banca Centrale di Bengasi era stato danneggiato durante la guerra in città. In particolar modo le acque reflue avrebbero invaso l'edificio andando a finire persino nel caveau della banca. Parlando al canale TV 218, Al-Hibri aveva spiegato che Al-Bayda CBL non aveva pubblicato il suo bilancio a causa della divisione politica e istituzionale in Libia, aggiungendo che la banca di Bengasi si trovava nella zona di combattimento e che i liquami avevano danneggiato i soldi. Le dichiarazioni avevano destato l'attenzione degli esperti, che sospettavano un insabbiamento utilizzato per rubare i soldi. Del resto appare quantomeno insolito che un caveau ben progettato e impermeabile possa subire danni simili. Inoltre successivi rapporti delle Nazioni Unite avevano affermato che alla fine del 2017, la Brigata 106 affiliata al Libyan National Army (LNA), sotto l'egida di Saddam Khalifa Haftar, figlio del maresciallo Haftar, aveva preso il controllo della filiale della Banca Centrale della Libia nel distretto centrale di Bengasi, trasferendo notevoli quantità di denaro e argento in un posto sconosciuto. Impossibile sapere con esattezza l'ammontare delle cifre sottratte o danneggiate. Quel che è certo e che in quel caveau vi erano svariati milioni di dinari, di euro, di dollari e di argento. Ma che fine hanno fatto? Le banche di tutto il mondo se lo chiedono da tempo. Per questo il 5 luglio scorso le filiali della Banca d'Italia sono state informate: «La Bce ha chiesto la collaborazione delle Bcn per rintracciare banconote da 100 e 200 euro che sarebbero state asportate dai locali di sicurezza della Banca Centrale della Libia in Bengasi durante la recente guerra civile – si legge in una comunicazione interna - (...) Analisi di laboratorio condotte in Francia e Austria non consentono di affermare che le banconote siano state macchiate da inchiostri antirapina, mentre sicuramente sono state danneggiate dall'allagamento dei locali di sicurezza in cui si trovavano. La Bce ha chiesto alle Bcn di astenersi dall'effettuare il cambio di tali banconote». Trascorsi tre giorni da quella comunicazione, l'8 luglio scorso una seconda missiva svela che parte delle banconote trafugate in Libia sono arrivate in Italia. «Poiché si stanno verificando presso le nostre Filiali richieste di banconote della specie anche per importi elevati – si legge - si sottolinea l'esigenza di informare tempestivamente il Settore Gestione anomalie della circolazione della Divisione Analisi della circolazione e il Settore Antiriciclaggio della Divisione Controllo gestori del contante». In altre parole qualcuno sta cercando di cambiare «importi elevati» di denaro proveniente dalla Libia e particolarmente danneggiato. Le contromisure sono state già adottate. Del resto la stessa Banca Centrale Europea ha chiesto di non cambiare quel denaro, come prevedono le norme «che regolano i casi di dubbio, rispettivamente, sul legittimo possesso delle banconote da parte dell'esibitore e sulla connessione del danneggiamento con un atto criminoso».

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