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Il generale Graziano: "Così fermiamo gli sbarchi dalla Libia"

Paolo Zappitelli
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“L'Europa ha deciso di dotarsi di una strategia globale nel campo della difesa per fronteggiare al meglio le attuali sfide, in stretta collaborazione con la Nato, senza creare duplicati". A sostenerlo il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, durante un incontro al Centro alti studi della Difesa, che si è svolto questa mattina a Roma alla presenza dell'attuale presidente del Comitato militare dell'Unione Europea, il generale Mikhail Kostarakos. Graziano prenderà il posto di Kostarakos a novembre 2018. Intanto, però, ha voluto tracciare le linee della Difesa europea, dalla lotta ai traffici illeciti al contrasto al terrorismo, per garantire maggiore sicurezza ai propri cittadini. "Guardiamo con grande entusiasmo e speranza all'accelerazione dello sviluppo della difesa comune europea - ha aggiunto - Molti risultati sono arrivati negli ultimi dieci mesi, più che negli ultimi dieci anni. Ma ancora molto dovrà essere fatto nel prossimo futuro”.   Graziano poi ha risposto anche a questioni che riguardano la presenza dei militari italiani in due Paesi chiave per il contrasto al traffico di esseri umani e al terrorismo: la Libia e il Niger. In entrambi i casi, ha voluto sottolineare il capo di Stato Maggiore della Difesa, la presenza italiana è su richiesta delle autorità locali con attività di supporto alle forze di sicurezza.  In riferimento alla Libia, l'impegno italiano per le attività nel Paese “non ha subito un cambiamento di persone - spiega il generale - Noi rispondiamo alle richieste del governo libico. Evidentemente l'autorizzazione allo schieramento è una precondizione per poi rispondere ad una eventuale richiesta. Attualmente - aggiunge - il personale impiegato in Libia è quello che era impiegato prima. Semplicemente, dal punto di vista del coordinamento, la missione comprende Misurata, la riparazione delle navi da parte della Marina, altre assistenze in atto e quelle che poi verranno richieste, se verranno richieste, dal governo libico con cui ci muoviamo in assoluto coordinamento. Evidentemente - conclude - qualche informazione dei media può inviare messaggi sbagliati. Invece noi siamo assolutamente aderenti a quella che è la richiesta della Libia”.    Nei giorni scorsi, però, la situazione nel Paese ha rischitato di surriscaldarsi. Dopo il via libera da parte della Camera alle missioni internazioni, proprio nel Paese nordafricano la possibilità di invio di altri soldati italiani aveva provocato la reazioni di quanti non vedono di buon occhio tale presenza sul terreno. Tra questi il governo di Tobruk (non riconosciuto dalla comunità internazionale), ha chiaramente fatto sapere di intendere l'eventuale incremento di uomini (dagli attuali 375 a 400, stando a quanto riferito dal governo italiano) come una violazione della sovranità nazionale.  L'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, intervistato dalla tv ‘Libya al Ahrar', ha chiarito che non ci sarà nessun aumento di unità e che la missione rimarrà “all'interno di una cornice umanitaria di supporto al governo libico”.     Anche per quello che riguarda la polemica  sull'invio di uomini in Niger, Graziano è intervenuto per chiarire che la missione militare “è stata approvata su richiesta delle autorità nigerine ed è stata svolta un'attività di ricognizione proprio per rispondere al meglio alle loro esigenze”. Anche il questo territori, dunque, il compito principale del contingente italiano “è l'addestramento delle forze di sicurezza locali per garantire la stabilizzazione del Paese e contrastare i traffici di uomini".

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