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Arresti al comune di Latina Coinvolti l'ex sindaco Di Giorgi e il deputato Maietta

Valeria Di Corrado
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Un vero terremoto giudiziario quello che ha scosso Latina e il mondo politico provinciale visto il coinvolgimento, tra gli altri, dell'ex sindaco ed ex consigliere regionale Giovanni Di Giorgi oltre che del parlamentare Pasquale Maietta, per il quale è stata chiesta l'autorizzazione alla Camera all'arresto per l'accusa di concussione. L'inchiesta segue il filone dell'urbanistica e degli appalti - visionate dai pm oltre 150 procedure - alcuni riguardanti gli impianti sportivi comunali. In carcere, oltre all'ex sindaco, sono finiti l'ex assessore all'urbanistica Giuseppe Di Rubbo, l'ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso, l'ex consigliere provinciale Silvano Spagnoli, il dirigente comunale Ventura Monti, il funzionario comunale Nicola Deodato, l'architetto Luca Baldini e il costruttore Massimo Riccardo. Ai domiciliari, ex dipendenti comunali e altri imprenditori del capoluogo. In tutto gli indagati sono comunque una cinquantina. «T'ho fatto ripija' altri 300.000 voti! L'unico problema, deve vincere il Latina perché senno' sti voti non se concretizzano». Secondo il gip del Tribunale di Latina Mara Mattioli, che ha ordinato l'arresto di 16 persone tra politici, dirigenti comunali e imprenditori, c'era un vero e proprio «patto di voto» tra l'ex sindaco del capoluogo pontino in quota Fratelli d'Italia, Giovanni Di Giorgi, e il presidente del Latina Calcio, l'onorevole Pasquale Maietta, tesoriere del partito, per il quale il Tribunale ha chiesto alla presidente della Camera Boldrini l'autorizzazione ad applicare la misura cautelare della custodia in carcere. Affinché i voti per De Giorgi «si concretizzassero» - come spiega la copresidente della società calcistica Paola Cavicchi, nelle intercettazioni captate dai carabinieri del Comando provinciale - la priorità dell'amministrazione sarebbe dovuta essere quella di favorire gli interessi del Latina Calcio, a costo di operare «un saccheggio della città». «Di Giorgi è assoggettato al presidente Pasquale Maietta - si legge nell'ordinanza del gip - che imprime nei suoi confronti una posizione di assoluta preminenza ottenendo indebiti vantaggi per la società calcistica, adoperandosi Di Giorgi sia per tornaconto elettorale, sia per un proprio interesse economico nel Latina Calcio, nonché per stretti rapporti di natura economica con Maietta stesso». «VUOI FARMI LA GUERRA?» Per il gip, l'onorevole Maietta sarebbe arrivato a minacciare esplicitamente i dipendenti del Comune: «...ma tu vuoi fa la guerra a me? Se mi fai la guerra diventa un casino...informati chi sono... risolvi sto problema». O ancora: «Malvaso (imprenditore arrestato, ndr) non costruisce più perché sennò ie metto una bomba e gliela faccio saltare la palazzina». Nell'inchiesta coordinata dal procuratore capo Andrea De Gasperis e dal pm Giuseppe Miliano, emerge come la forte influenza del parlamentare sull'attività amministrativa derivasse non solo dalla carica da lui rivestita in Parlamento, ma anche dagli stretti legami con appartenenti alla criminalità organizzata locale e a una famiglia rom «a cui risulta essere parimenti assoggettato il Comune di Latina». «Si tratta di soggetti che operano a loro volta nelle locali società calcistiche dilettantistiche, beneficiando anch'essi abusivamente di strutture sportive e del sostegno logistico del Comune - spiega il gip - soggetti che peraltro rappresentano il braccio armato della tifoseria del Latina Calcio». «STI ZINGARI ME MASSACRANO» Clamoroso il caso di Costantino Di Silvio, alias «cha cha», pluripregiudicato dell'omonima famiglia rom criminale del capoluogo pontino imparentata con i Casamonica, che - come emerge nelle carte dell'inchiesta - intima e ottiene dall'ex dirigente del Comune Nicola Deodato (finito in carcere) la riparazione delle caldaie degli spogliatoi del campo sportivo di Campo Boario, in uso alla squadra presieduta dall'altro pluripregiudicato Gianluca Tuma. «Fammela aggiustà, perché oggi cominciamo la preparazione», chiede Di Silvio a Deodato, che gli risponde piccato, «eh lo so ma non c'è sta una lira, me stanno a mette in mezzo ai guai (...) Manco pagate la luce». Pochi minuti dopo il dipendente comunale chiama l'idraulico a cui affida l'intervento, lamentandosi delle pressioni ricevute: «C'ho ‘sti zingari che me stanno a massacra'!».  «NON C'È PIÙ UNA LIRA, MANCO PER LO SCIACQUONE» A fronte del fatto che il Latina Calcio non ha pagato per anni al Comune il canone d'affitto dello stadio Francioni (per un ammontare di 313.793 euro), l'amministrazione ha drenato tutte le sue risorse per finanziare lavori nell'impianto sportivo, spesso inutili, come la tribuna per gli ospiti, realizzata in violazione dei vincoli urbanistici, certificando un collaudo statico falso e distraendo la somma di 400 mila euro, destinata alla ristrutturazione dell'Albergo Italia, dove avrebbero dovuto essere dislocati gli uffici comunali. La dirigente Elena Lusena (ai domiciliari) per confezionare con urgenza la gara chiede consiglio a un magistrato della Corte dei conti. «Con l'amministrazione Di Giorgi - si legge nelle 502 pagine dell'ordinanza - il Comune di Latina ha investito ben 1.444.000 euro per l'emissione di contributi al Latina Calcio, sovvenzionati indebitamente con soldi pubblici le sue strutture logistiche, considerate dagli amministratori la priorità assoluta, anche nel gravissimo dissesto finanziario, a discapito dei cittadini, delle strutture e dei servizi di prima necessità, come scuole, strade, ecc.». Emblematiche le parole del dirigente all'Urbanistica Ventura Monti (ieri finito in carcere): «Non c'è più una lira per piangere, non abbiamo mille euro per un pannello, se si rompe una finestra di una scuola non sappiamo che cazzo fare...». Un altro funzionario concorda: «Rino ne abbiamo già parlato, abbiamo dato precedenza ad altre cose. Lo stadio era prima di tutto. Le scuole... si chiudono, le aule... si chiudono, si chiudono le palestre... si transennano le strade, se spengono le luci (...) è inutile che ce vengono a dire: manca lo sciacquone del cesso. (...) Le conseguenze so quelle de alzà le tasse al massimo... penso che ci siano pure gli effetti sul personale... saltano i concorsi...». «SMONTIAMO L'ARIA CONDIZIONATA ALL'OSPEDALE» Per favorire gli interessi degli «amici» si arriva al punto di sacrificare l'efficienza dell'ospedale Santa Maria Goretti. Nel momento in cui, infatti, il dirigente Deodato informa il manutentore di un guasto avvenuto all'impianto dell'aria condizionata del palazzetto dello Sport, dove si allena la squadra di Volley di Andreoli, l'imprenditore Andrea Capozzi (ora ai domiciliari) risolve così il problema: «La scheda l'ho smontata all'ospedale (ride)... la so andata a smonta all'ospedale... l'ho messa là (nel palazzetto, ndr)».  L'ACCORDO CON FAZZONE E LA COMPRAVENDITA DI CONSIGLIERI La parabola discendente di Di Giorgi inizia ad aprile 2015 con le dimissioni dell'assessore La Rosa «pressato da complotti politici». «Si avvia un processo politico che si concluderà - spiega il gip - con la sfiducia del Di Giorgi, aggravata, tra l'altro, da una spartizione di potere della società Acqualatina, contesa da una triade di partito (Partito Democratico rappresentata dall'onorevole Claudio Moscardelli, Forza Italia rappresentata da Claudio Fazzone, Fratelli d'Italia rappresentata da Maietta) che mirano al controllo delle attività imprenditoriale sul territorio». «Secondo me c'è un modo per far un accordo - illustra Maietta a Di Giorgi - lo posso fare io con Fazzone, gli damo Acqualatina tutta a lui e lui ci dà quattro consiglieri per governare fino alla fine dell'anno». L'idea, emerge dalle intercettazioni, è quella di comprarli. Maietta: «Quattro di questi non ce la famo a comprarseli...». Di Giorgi: «Stasera bisogna fare un ragionamento se vogliamo spaccare Forza Italia... se vogliamo mandare tutto quanto a monte».   

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