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Cyndi Lauper, star dai mille volti. L'icona pop spegne 70 candeline

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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«Well, well, well, well let’s realize that a change can only come / When we stand together as one». Basterebbero i suoi acuti sull’ultimo verso della seconda strofa di «We are the world» per proiettarci direttamente nella storia del pop. In quel punto della canzone Cyndi Lauper canta in duetto con Kim Carnes (quella di «Bette Davis Eyes») ma la sua voce stridula si impone come poche altre e resta scolpita nella memoria. Per sempre. Nel 1985 era sulla cresta dell’onda. Solo due anni prima aveva pubblicato il suo album di debutto intitolato «She’s so unusual» che si trasformò in un bestseller. «Girls just want to have fun» e «Time after time» divennero hit planetarie e simboli di un’epoca.

Cyndi Lauper è stata un’icona indiscussa degli anni ’80. Cantautrice, attrice, attivista e compositrice, con le sue acconciature multicolori, le mise stravaganti e una voce acuta e duttile ha dato un’impronta indelebile all’intero decennio. Per una manciata d’anni rivaleggiò addirittura con Madonna per il titolo di «regina del pop». Poi Lady Ciccone prese il largo. Tra pochi giorni Cyndi Lauper compirà 70 anni, essendo nata a New York il 22 giugno 1953. A soli 12 anni suonava già la chitarra e scriveva le sue prime canzoni. Adolescente irrequieta e ribelle, affascinata dal mondo hippie, era stata mandata a studiare in Canada ma abbandonò ben presto la scuola per tornare a New York.

Nel 1978 fondò la sua prima band, i Blue Angel, che si sciolsero solo due anni dopo. Intanto aveva scoperto il movimento punk da cui era stata folgorata. Ma il salto di qualità arrivò con «She’s so unusual» che ebbe un successo tanto deflagrante quanto inaspettato. Oltre 4 milioni di copie vendute, il singolo «Girls just want to have fun» divenne rapidamente un inno femminista e non solo. Altra hit «Time after time», ballata diventata talmente famosa da essere riproposta da oltre 70 artisti diversi. Nel 1986 uscì il suo secondo album, «True colors». Nel 1987 ha girato l’Unione Sovietica per partecipare a un progetto letterario. Nel 1990, a Berlino, ha partecipato alla famosissima performance «The Wall – Live in Berlin», accanto a Roger Waters. Negli anni successivi si è dovuta spesso reinventare senza, però, perdere il contatto diretto con la verità della musica. Varie sono state anche le sue partecipazioni a film per il cinema e la tv oltre a tanti dischi e colonne sonore.

Attivista per i diritti civili e icona gay, il 7 aprile 2003 è stata premiata ai Glaad Media Awards, assegnati alle persone e alle produzioni che hanno contribuito a dare un’immagine più veritiera e accurata delle tematiche della comunità Lgbtq+. Il 16 ottobre 2006 è entrata a far parte della Long Island Music Hall of Fame. Pochi anni fa ha debuttato perfino a Broadway nel rifacimento dell’«Opera da tre soldi» di Bertolt Brecht. Nel 2007 ha organizzato il «True Colors Tour» che ha fatto il tutto esaurito in Giappone, Europa e America Latina. Nel 2008 ha fondato la «True Colors United», associazione per aiutare giovani Lgbt cacciati di casa. Per il suo costante impegno nella causa, nel dicembre 2019 è stata premiata dalle Nazioni Unite con il premio «High Note Global Prize per essere «una voce e una partecipante attiva al cambiamento che ha ispirato le persone di tutto il mondo a essere tolleranti e fedeli a loro stesse». La sua missione continua. Anche alla soglia dei 70 anni.
 

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