Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Elezioni Firenze, Pd terrorizzato da Schmidt. Cosa chiede al probabile candidato

Christian Campigli
  • a
  • a
  • a

La paura è il sentimento più forte che gli esseri umani sono in grado di provare. Secondo alcuni studi, gli animali, quando si trovano minacciati, rilasciano sostanze chimiche che fungono da segnali per i membri dello stesso gruppo che, a loro volta, reagiscono al segnale e alla situazione di pericolo. Le ultime due settimane del Partito Democratico sono state influenzate, in modo incredibile, dall'autentico terrore di perdere l'ultimo dei fortini rossi: Firenze. L'idea del centrodestra di candidare il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt come sindaco del capoluogo toscano, ha fatto capire ai dirigenti dem che la prossima campagna elettorale (di fatto, già iniziata) sarà tutt'altro che una passeggiata. E così sono iniziati i (patetici) tentativi di offuscare una figura stimata in tutto il mondo. I nipotini di Carlo Marx, come da tradizione, hanno chiamato alle armi le truppe cammellate. E così, casualmente, è spuntata una lettera di intellettuali e professionisti dell’arte che chiede al cinquantacinquenne nativo di Friburgo di dimettersi dall'incarico di direttore del più importante e prestigioso museo del mondo.

 

 

 

“Schmidt, con la scusa di avere a cuore gli indirizzi dell’arte contemporanea in città, ha formulato un attacco allo schieramento politico di Nardella. Prima di lanciarsi in campagna elettorale, Schmidt dovrebbe forse aspettare di lasciare il suo mandato di direttore di un museo pubblico - scrivono 70 studiosi tra i quali Laura Andreini, architetto e docente della Facoltà di Architettura di Firenze, Lorenzo Bruni, storico dell’arte, curatore e docente dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, Bettina Della Casa, direttrice Fondazione Paolini e lo scrittore Giorgio Van Straten, riferendosi a un'intervista rilasciata dal direttore teutonico al Corriere Fiorentino - Ci chiediamo se, dato lo spirito italico vigente, potrebbe mutare il suo nome in Italo Svevo, il cui nome era Aron Hector Schmitz. Auspichiamo che Firenze ritrovi la dignità di dibattito culturale andato smarrito nelle sedi specifiche, coinvolgendo anche le istituzioni universitarie tanto denigrate dalla nuova concezione del museo-azienda. La presente lettera muove dal desiderio di uscire da una logica di opposizione e di concorrenza a colpi bassi fra le istituzioni culturali cittadine, che dovrebbero invece lavorare insieme per rendere più alto e complesso il livello di una città ormai solo dominata dai turisti. E, proprio in questo lavoro comune, renderla più vivibile”.

Dai blog