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Zelensky a Roma, cosa sa Fabbri: il colloquio dal vivo col Papa e le sorti della guerra

Giada Oricchio
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Giornata storica a Roma. il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, incontra Papa Francesco. L’ufficialità è arrivata, tramite tweet, solo dopo che il capo del governo di Kiev è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino. Su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha accolto all'aeroporto di Ciampino il presidente ucraino, ha scritto: "L'Italia dà il benvenuto al presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. Rinnoviamo il nostro impegno al fianco del popolo ucraino, a difesa della libertà e della democrazia". Anche lo stesso Zelensky ha cinguettato il suo arrivo: "Oggi a Roma. Incontrerò il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, e il Papa. Una visita importante per avvicinarsi alla vittoria dell'Ucraina!".

Ma perché è un incontro storico quello nella Capitale? Lo spiega Dario Fabbri che precisa come l'incontro non sia "puro protocollo" ma tutt'altro. Il direttore della rivista “Domino”, ospite dello speciale Tg La7 condotto da Enrico Mentana, ha detto: “Il Papa e Zelensky che parlano dal vivo e si incontrano ora significa perlomeno che la Santa Sede si sta accreditando nel ruolo di mediatrice. Cosa che finora non era accaduta”. Ma attenzione: “Bergoglio non è ancora l’uomo della pace o del cessate il fuoco. Non se ne ha nessuna contezza – ha specificato l’analista geopolitico -. Probabilmente si attende l’esito della controffensiva ucraina per vedere come si cristallizzano le posizioni sul territorio. Ma anche lì si può dire solo un chissà negoziato”.  

Fabbri ha sottolineato anche che manca Mosca: “Non sappiamo in che modo Putin valuti il colloquio di oggi, forse senza grandi condanne perché il Cremlino riconosce un ruolo alla Santa Sede. Ma ripeto il fatto che Zelensky e il Pontefice si parlino è un segnale storico in questo momento”. Niente illusioni, dunque, ma se si apre a una mediazione, il Vaticano è in grado di giocare un ruolo importante.

 

 

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