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Palermo, la preside simbolo dell'anti-mafia arrestata per corruzione

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Crolla un altro pilastro di legalità a Palermo, finisce agli arresti domiciliari un'altra icona dell'antimafia. Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Daniela Lo Verde, la dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Giovanni Falcone nel quartiere Zen nominata Cavaliera della Repubblica tre anni fa dal Presidente Sergio Mattarella. Con la preside sono finiti ai domiciliari anche il suo vice Daniele Agosta e la dipendente di una ditta di computer Alessandra Conigliaro. Ai tre, a vario titolo, i procuratori europei Amelia Luise e Calogero Ferrara contestano i reati di peculato e corruzione. Secondo l'accusa la dirigente premiata al Quirinale con gli altri eroi della pandemia, si intascava parte dei fondi per i progetti europei sotto forma di computer, tablet, televisori destinati ai ragazzi difficili dello Zen, ma anche sottraendo prodotti alimentari, detersivi e dolci da pasticceria. "È un insulto alla memoria di mio fratello" ha commentato Maria Falcone, sorella del giudice a cui è stata intitolata la scuola.

 

 

In 14 mesi di indagine la procura europea ha accertato la gestione irregolare di fondi di spesa pubblici europei stanziati per diversi progetti scolastici per una cifra superiore ai 100 mila euro. Nel registro degli indagati sono finiti anche altre 12 persone fra docenti e collaboratori della donna. L'indagine continua dopo le perquisizioni e i sequestri di materiale relativo ai progetti europei nella scuola. Il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara ha disposto la "sospensione immediata" per la preside e il vicepreside. In serata è stato nominato reggente dall'ufficio scolastico regionale Domenico di Fatta, ex preside proprio della Falcone. "Saranno inviati anche degli operatori psico-pedagogici - annuncia il ministro - a supporto di tutta la comunità, nell'elaborazione di quanto accaduto oggi".

 

 

Le indagini hanno messo in luce una gestione dell'istituto mirata soprattutto a curare gli interessi personali della donna e del suo gruppo di collaboratori più stretti. Le telecamere piazzate nell'ufficio della preside hanno filmato la "sparizione" di apparecchi informatici di ultima generazione che finivano nella disponibilità della figlia e del suo vice. Non solo la dirigente aveva affidato ad una sola ditta sia la fornitura di catering, di computer e apparecchi elettronici e di cibo per la mensa degli studenti. "Ad aggravare il quadro - per come emerge dal provvedimento cautelare - la dirigente ha costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa. Il tutto aggravato dal fatto che la scuola Falcone si rivolge a un'utenza particolarmente fragile, costituita da alunni già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen".

L'indagine è partita dalla denuncia di un insegnante della scuola Falcone, oggi trasferita in un altro istituto. Il gip di Palermo nell'ordinanza di custodia cautelare sottolinea la "gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell'indagata". Nella denuncia l'insegnante ha raccontato come molte fatture per acquisti venissero gonfiate: una parte veniva spesa per l'acquisto di strumenti didattici, mentre una parte spesa per scarpe e abbigliamento per la dirigente.

 

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