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Strage di migranti in acque libiche, l'Italia smonta i teoremi delle Ong

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Mentre proseguono sulla costa crotonese le ricerche dei morti di Cutro e il tragico bilancio sale ancora, a 79 vittime, arriva la notizia di un altro naufragio e un nuovo attacco per il presunto mancato intervento delle autorità italiane: Alarm Phone fa sapere che una barca con 47 persone a bordo, dalla quale erano arrivati una serie di disperati sos, si è ribaltata in acque libiche. Diciassette i naufraghi soccorsi da un mercantile, ha reso noto la Guardia costiera, 30 sono dispersi.

 

"Siamo scioccati - è il commento di Alarm Phone, che a più riprese aveva chiesto un intervento rapido per il barchino alla deriva -. Dalle 2.28 dell'11 marzo, le autorità erano informate dell'urgenza e della situazione di pericolo. Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciandole morire". I sopravvissuti saranno tutti portati in Italia, ad eccezione di due di loro, che faranno tappa a Malta perché hanno bisogno di cure urgenti.

 

Il caso viene subito cavalcato dalla sinistra, con Elly Schlein che interrompe l'assemblea nazionale del Pd per un minuto di silenzio e parla di "vergogna italiana". A stretto giro una nota della Guardia costiera italiana interviene per evitare ulteriori speculazioni: il barchino in difficoltà era in acque Sar libiche, Tripoli e Malta seppur informate non hanno mosso un dito, e l'Italia è intervenuta salvando 17 vite tanto che l'imbarcazione si è ribaltata nelle operazioni di soccorso attivate da Roma mediante un mercantile presente in zona. 

 

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