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Otto e mezzo, Nori spiazza Gruber: i russi? Non la pensano come noi

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Dopo l'invasione russa dell'Ucraina le lezioni di Paolo Nori su Dostoevskij furono sospese dall'università Bicocca di Milano, provocando un grande dibattito. A un anno dall'inizio della guerra lo scrittore è intervenuto venerdì 24 febbraio a Otto e mezzo, su La7, ospite di Lilli Gruber, con argomentazioni che smontano un certo racconto della Russia nei Paesi come il nostro. "Il clima oggi in Italia è diverso da quei primi momenti, però la cosa che mi colpisce molto è l'impressione che hanno gli occidentali, e gli italiani in particolare, della Russia", afferma Nori. 

 

A cosa si riferisce? "In luglio sono andato a Pietroburgo e due riviste mi hanno chiesto di scrivere dei pezzi su questo viaggio - racconta a Gruber - la domanda che mi hanno fatto tutte e due è perché i russi tacciono, e quando l'ho chiesto ai russi loro si sono un po' sorpresi". "Prima di tutto la maggioranza dei russi non tace, parla e semplicemente non la pensa come noi", afferma lo scrittore. "E quelli che invece la pensano più o meno come gli occidentali e quindi contro il governo russo", ebbene "per loro parlare abbastanza difficile", pena il carcere. Insomma, la maggioranza dei russi è favorevole alla guerra in Ucraina e la minoranza che è contraria subisce la censura di Vladimir Putin. 

 

Lo scrittore racconta poi di aver fotografato in Russia un cartello contro la guerra. Quando lo ha messo sui social "una signora italiana ha commentato: 'come è scritto in piccolo'. Le ho risposto: 'vieni tu a scriverlo più in grande'. Qui è molto semplice fare la rivoluzione, dalla Russia è difficile", afferma Nori che continua: "Nel 1938 quando sono state emanate le leggi razziali in Italia non mi sembra ci siano state delle rivolte popolari, io non so se noi siamo meglio di loro", argomenta. "Sento intorno a me questa atmosfera, per cui noi siamo i bravi e loro sono dei buzzurri e violenti", è la stoccata finale. 

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