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Qatargate, "in Belgio carceri non dignitose". Quel cavillo che può salvare la figlia di Panzeri

 Silvia Panzeri (LaPresse)

Il tribunale blocca il trasferimento della figlia dell'eurodeputato dopo che i suoi avvocati hanno prodotto un report sulla violazione dei diritti nelle prigioni del Belgio

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Nuova puntata nel Qatargate, almeno per quel che concerne la famiglia Panzeri. Dopo l'arresto dell'eurodeputato, anche la moglie è stata consegnata al Belgio, ma la figlia no, almeno per ora, perché le carceri del Paese scenario del Qatargate potrebbero non garantire una detenzione in linea con la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo.

È il destino separato, almeno per ora, a cui vanno incontro Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, arrestate assieme al marito e padre Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare recluso a Bruxelles. Paradossi della giustizia italiana. Per entrambe gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli avevano chiesto alla Corte d’Appello di Brescia di valutare se, in caso di ’"consegna" allo Stato estero, ci fossero le condizioni per un trattamento in linea coi diritti fondamentali nel Paese che porta avanti l’inchiesta terremoto per il Parlamento europeo. Ma ieri un collegio ha detto no per la più anziana, mentre i giudici di un’altra sezione hanno aperto alla più giovane la speranza di restare ai domiciliari a Milano.

I giudici hanno delegato il Ministero della Giustizia di verificare in vista dell’udienza del 3 gennaio se davvero gli istituti di pena belgi non possano ospitare un cittadino italiano alla luce del report, citato dai legali, del "Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT)" da cui sono emersi «una serie di problemi persistenti nelle carceri belghe, tra cui il sovraffollamento di lunga data e la carenza di personale».

Le strutture italiane, col record di suicidi degli anni duemila e i numerosi richiami in Europa per il sovraffollamento, non sono certamente un modello ma c’è da considerare nel caso di Silvia Panzeri che passerebbe dai domiciliari al carcere dove finirebbe in Belgio prima di poter chiedere un’attenuazione della misura cautelare.

Valutando la posizione di Colleoni, altri giudici avevano detto invece che «la violazione dei diritti umani è una valutazione che spetta all’autorità belga». Un contrasto interno alla magistratura che spingerà nei prossimi giorni la difesa a chiedere alla Cassazione di riconsiderare la decisione di dare il via libera al trasferimento della moglie di Panzeri in Belgio. A suo carico i giudici scrivono che ci sarebbero «gravi indizi di colpevolezza». La donna trascorrerà quindi il Natale nella sua casa di Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, mentre la figlia, avvocato, attenderà l’udienza a Milano. Entrambe vengono considerate dalla magistratura belga «pienamente consapevoli delle attività del marito/padre» e coinvolte nell’ipotizzato giro di corruzione per favorire Marocco e Qatar.

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