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Saman Abbas condannata a morte per la foto di un bacio. L'ira del padre per lo scatto sui social

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La decisione di uccidere Saman Abbas sarebbe maturata nella famiglia della 18enne di origine pachistana, residente a Nivellara nel Reggiano, a partire da una foto postata sui social. La ragazza baciava il suo fidanzato, e lo scatto era stato mostrato al padre Shabbar. "I post di Saman venivano visualizzati dal fratello Haider (diventerà il supertestimone del delitto, ndr ) che non perdeva occasione di condividerli o mostrarli sia ai genitori che ai connazionali conviventi, come Arfan", scrive il Corriere facendo riferimento al cugino della ragazza scomparsa e con tutta probabilità uccisa dalla sua stessa famiglia, le cui dichiarazioni sono alla base della informativa che i carabinieri di Reggio Emilia hanno consegnato lo scorso 22 marzo in Procura come atto conclusivo della loro indagine.

 

Arfan sapeva tutto, del matrimonio combinato col connazionale Akmal in Pakistan, il rifiuto di sposarlo da parte della giovane, il fidanzamento a Bologna con Saqib osteggiato dalla famiglia. Per il cugino di Saman la ragazza è stata uccisa per evitare che scappasse un'altra volta, come avvenuto in precedenza quando era andata in Belgio. Nell'informativa Arfan parla della rabbia del padre di Saman per la relazione con Saqib, soprattutto dopo aver visto la foto in cui i due si baciavano per le vie di Bologna tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021. "Una volta venuto a conoscenza del rapporto, Shabbar è volato in Pakistan a casa dei genitori di Saqib minacciandoli pesantemente e chiedendo di interrompere tutto perché Saman era stata promessa sposa all'altro pachistano (che lei non voleva), pena l'uccisione di tutti i membri della famiglia" spiega il cugino. La relazione tra i due giovani però va avanti e nella famiglia viene presa la decisione di eliminare la fonte di disonore. 

 

 

Ieri intanto si è appreso che agli atti del processo c'è una vera e propria confessione dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere della 18enne da parte del padre. "Io sono già morto, l’ho uccisa io, io l’ho uccisa per la mia dignità e il mio onore" dice Shabbar Abbas intercettato al telefono con un parente in Italia nel giugno 2021, un mese dopo la scomparsa. Il processo, che vede imputati i suoi familiari, è stato fissato per il 10 febbraio 2023: oltre ai genitori, il 46enne Shabbar Abbas e la 47enne Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan, alla sbarra ci sono tre familiari di Saman arrestati nei mesi scorsi all’estero, in Francia e in Spagna: lo zio 34enne Danish Hasnain, ritenuto finora l’autore materiale dell’omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz (28enne) e Nomanhulaq Nomanhulaq (35 anni). 

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