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Saman Abbas, l'intercettazione choc del padre: “L'ho uccisa io”. I motivi

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Nuova svolta sul caso di Saman Abbas. Era già in Pakistan con la moglie, ma parlando al telefono con un parente avrebbe ammesso di aver ucciso la figlia Saman per tutelare la «dignità» e l’«onore» della famiglia. È quanto emerge dalle indagini della procura di Reggio Emilia, guidata dal procuratore Calogero Gaetano Paci, sulla morte della 18enne che abitava a a Novellara, ma che dalla notte del 30 aprile non aveva fatto più avere notizie di sé. Dopo poco più di un mese, l’8 giugno 2021, il padre parlando con un parente avrebbe ammesso la responsabilità dell’omicidio. «Ho ucciso mia figlia», avrebbe detto l’uomo spiegando che la decisione dolorosa di portare a termine quel gesto così estremo era stata condivisa dagli altri parenti. E che si era resa necessaria per tutelare «la dignità» e «l’onore» degli Abbas dopo che la figlia aveva rifiutato di sposare un cugino in Pakistan. Le nozze, fortemente volute dal padre, erano già state fissate per il 22 dicembre e i biglietti aerei per Karachi erano già stati acquistati per il 17 dicembre. 

 

 

Saman, invece, a fine ottobre aveva mandato all’aria tutto. Si era rivolta ai Servizi sociali di Novellara per chiedere un aiuto. Ed era stato immediatamente disposto il suo trasferimento in un centro protetto nel Bolognese. L’11 aprile 2021 Saman aveva però lasciato volontariamente il centro e si era recata a casa per recuperare i suoi documenti. I genitori si erano rifiutati di consegnarglieli e la ragazza era tornata nella cascina di famiglia una manciata di giorni dopo, il 30 aprile. Temeva per la sua vita e lo aveva scritto al fidanzato 21enne, anche lui pakistano, che aveva conosciuto sui social. «Se non hai mie notizie per 48 ore, avverti i carabinieri», gli aveva detto al 18enne. 

 

 

Per i carabineri, guidati dal maggiore Maurizio Pallante, ci sono pochi dubbi sul fatto che Saman sia stata uccisa dai familiari, anche se il suo corpo non è mai stato ritrovato. Le indagini nei confronti dello zio di Saman, Danish Hasnain, dei cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, arrestati in Francia e in Spagna, e dei genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan si sono chiuse nel mese di maggio. L’intercettazione è depositata agli atti del processo sull’omicidio della ragazza, che si aprirà il prossimo 10 febbraio a Reggio Emilia. La diffusione dell’intercettazione ha indignato l’avvocato Simone Servillo, difensore del padre della 18enne. «È vergognoso far uscire dei virgolettati relativi ad una vicenda così delicata, che non confermo e che possono essere facilmente fraintendibili, anche perché entrambi gli interlocutori non parlavano in italiano», ha detto il legale a LaPresse. «Le intercettazioni - ricorda l’avvocato - spesso si prestano a fraintendimenti e spesso nella nostra storia processuale italiana non sono poi risultate attendibili, portando a cantonate colossali».

 

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