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Energia, la ricerca che dà ragione a Vladimir Putin: entrate Russia superano costi guerra

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La Russia continua a ricevere ricavi record dalla vendita di risorse energetiche, che superano di gran lunga la spesa per la guerra contro l’Ucraina. Lo scrive lo Spiegel, citando uno studio del Centro finlandese per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (Crea), secondo cui i ricavi della Russia dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone nei primi sei mesi della guerra contro l’Ucraina sono stati pari a circa 158 miliardi di euro, contro i 100 miliardi di euro stimati per la guerra. L’Unione Europea è stata il maggiore acquirente di combustibili fossili russi, pagando a Mosca 85 miliardi di euro, seguita dalla Cina con 35 miliardi di euro. Tra i paesi della Ue, la Germania risulta essere il maggiore cliente della Russia, a cui ha versato 19 miliardi di euro, rendendola il secondo più grande acquirente di combustibili fossili russi al mondo dopo la Cina. 

 

 

Nonostante il calo delle esportazioni di energia, la Russia «sta ancora realizzando profitti record» dai combustibili fossili, osserva Laurie Millivirta, analista del Crea. «Per combattere questo - ha sottolineato - i governi dovrebbero introdurre tariffe o restrizioni di prezzo sulle importazioni dalla Russia e accelerare le misure di risparmio energetico. Innanzitutto, è necessario ridurre il consumo di petrolio e gas accelerando l’uso di energia pulita e auto elettriche».

 

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