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Carlo Bonomi suona la sveglia al governo Draghi: “Terremoto economico, serve intervento urgente”

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Grido d’allarme da parte di Carlo Bonomi sulla crisi economica che sta travolgendo l’Italia. Il presidente di Confindustria, intervenuto su RTL 102.5, ha lanciato un chiaro messaggio al governo Draghi: “Il governo deve occuparsi solo degli affari ordinari? Se ci fosse un terremoto, il governo se ne occupa o no? Quello che stiamo affrontando è un terremoto economico. Il governo in carica può e deve intervenire su questo tema. Non possiamo aspettare due mesi, il tempo previsto per il nuovo governo, lasciando a rischio il sistema industriale italiano, il reddito e l’occupazione delle famiglie. Non abbiamo imparato la lezione del Covid, che ci ha detto che l’industria è un tema di sicurezza nazionale. Ci siamo accorti che non producevamo più dpi. In campagna elettorale è difficile che questi temi si affrontino in maniera compiuta. Non sento, in particolare, parlare di due temi prioritari, il calo demografico e la spending review. Per quel che riguarda laboro e retribuzioni il cuneo fiscale si può e si deve fare. Non accetto la narrazione che non ci sono risorse. Ho sentito tutti i partiti dire che sono d’accordo e i ministri di questo governo sono espressione di quei partiti. Se si vuole davvero fare il taglio del cuneo, mettere più soldi in tasca agli italiani, lo possono fare domani mattina. Il parlamento è ancora nel pieno delle sue funzioni. Noi avevamo fatto una proposta da 16 miliardi. Ci hanno detto che non c’erano 16 miliardi da mettere in tasca ai lavoratori. La nostra proposta avrebbe voluto dire mettere 1.200 euro in tasca all’anno”.

 

 

Bonomi approfondisce poi il tema del gas: “Se la Russia sospende l’invio di gas avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi. Spegneremmo quasi un quinto dell’industria italiana. Ecco perché serve pensare a una strategia di razionamento. Spegnere il sistema industriale italiano significa mettere a rischio migliaia di imprese, migliaia di posti di lavoro e reddito per migliaia di famiglie italiane. L’attenzione va ai mesi stress di gennaio e febbraio, ma tutto ciò che sta succedendo nei primi sette mesi dell’anno ha fatto sì che la cassa integrazione sia aumentata del 45% rispetto all’anno precedente. Un dato che ci allarma”.

 

 

“La crisi del conflitto in Ucraina ha accelerato tema di politica energetica che l’Europa non ha mai voluto affrontare. Tutto ciò si somma a errori commessi dall’Italia - lamenta il numero uno di viale dell’Astronomia -. Utilizziamo 75 miliardi di metri cubi di gas all’anno (20 miliardi per le industrie, 25 in ambito civile, 30 per produrre energia elettrica). Abbiamo la necessità di 15 miliardi di metri cubi di gas russo, ancora oggi. Le stime dicono che diventeremo indipendenti dal 2024. Ma dobbiamo fare il rigassificatore di Piombino, quello in Emilia Romagna e importare gas da altri paesi e investire. Abbiamo la necessità di arrivare agli stoccaggi previsti dal governo (90%), che vuol dire coprire 11 miliardi di metri cubi. In tutto ciò, con interventi trimestrali non si va lontano. Serve un tetto al prezzo del gas. Caro bollette e crisi energetica non sono legate solo al conflitto e alle sanzioni alla Russia, ma vengono da lontano. Il tetto al prezzo del gas, se non viene fatto a livello europeo, va fatto a livello nazionale. Il via libera al tetto dalla Germania ha fatto sì che in un giorno il costo del gas sia crollato da 308 a 254 euro. Portogallo e Spagna, che l’hanno già applicato, pagano la metà in energia rispetto all’Italia, dove il costo è tra i più alti in Europa”.

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