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Riscaldamenti e condizionatori limitati, vetrine e monumenti spenti la notte: la rivoluzione per superare l'inverno

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I riscaldamenti massimo a 19 gradi durante l’autunno e l’inverno, i condizionatori in estate a non meno di 27. Le vetrine spente la sera dopo le 22 e le porte dei negozi che devono rimanere chiuse per non disperdere calore o raffreddamento. Facciate di monumenti, fontane ed edifici pubblici al buio di notte o con le luci basse. E poi consigli sulla riduzione della durata della permanenza in doccia. I Paesi europei, alle prese con lo spettro di un inverno al freddo - con intere filiere produttive energivore a rischio stop - per il possibile distacco della fornitura di gas da parte della Russia, iniziano a mettere in atto un campionario di misure per ridurre i consumi. Per ora, in via prudenziale, si tratta di moderati correttivi alle abitudini di vita. Potrebbero non bastare. Dipenderà anche dalle evoluzioni del conflitto in Ucraina, con le truppe di Mosca che da 6 mesi hanno invaso l’ex repubblica sovietica. Una dinamica che ha fatto schizzare il prezzo del gas fino a 239 euro al megawattora al Ttf di Amsterdam, mentre un anno fa costava poco più di 25. Dopo l’accordo raggiunto a Bruxelles ad inizio agosto, che prevede la riduzione volontaria del 15% dei consumi (percentuale che varia per i singoli Paesi, per l’Italia la quota è del 7%) per ridurre la dipendenza dal gas russo, ora è arrivato il tempo dei singoli piani nazionali di risparmio energetico.

 

 

Dopo un’estate di caldo torrido, ora l’Europa si prepara ad un possibile inverno al freddo, per mitigare gli effetti del conto energetico alle stelle. La Germania ha appena varato un pacchetto di misure per ridurre i consumi elettrici: dal 1 settembre temperatura massima di 19 gradi per il riscaldamento negli edifici pubblici. Mentre corridoi, foyer ed aree di transito resteranno direttamente senza riscaldamento. Il calore verrà limitato fino a a 12 gradi dove i dipendenti svolgono un lavoro fisico intenso. L’illuminazione notturna degli edifici sarà vietata, con le insegne luminose che verranno spente tra le 22 e le 6. «È finita l’era dell’abbondanza» per il presidente francese Emmanuel Macron che ha sintetizzato la situazione con lucidità. Ora il governo si appresta a varare un pacchetto di misure: divieto della pubblicità luminosa tra l’1 di notte e le 6 del mattino, porte chiuse nelle attività commerciali riscaldate o climatizzate. Secondo l’Agenzia per la gestione dell’ambiente e dell’energia transalpina un led pubblicitario consuma quanto una famiglia media per illuminazione ed elettrodomestici. In Spagna, nonostante il Paese sia meno dipendente di altri dalle importazioni di gas russo, da inizio agosto sono in vigore alcune misure di contenimento dei consumi energetici. Le luci delle vetrine vengono spente alle 22, le porte dei negozi vanno tenute chiuse per non disperdere l’aria condizionata, che non deve scendere sotto i 27 gradi.

 

 

E l’Italia nel frattempo cosa fa? La crisi del gas è deflagrata nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni anticipate del 25 settembre. Un mese fa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha presentato le linee guida del piano: riduzione di 1 grado della temperatura nelle abitazioni private, negli uffici pubblici e taglio di 1 ora nella durata di esercizio degli impianti. Ovvero massimo 19 gradi in inverno e non meno di 27 in estate. L’Italia ha bisogno di rimpiazzare 30 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia. La maggior parte, 25 miliardi, arriveranno dagli accordi stipulati in quesi mesi con altri Paesi, in particolare in Africa. Il resto da risparmi e maggiore ricorso alle fonti di energia rinnovabili. Cingolani ricorda spesso che ci attende un inverno di «prudenza e sobrietà» ma anche che l’Italia è a buon punto sugli stoccaggi, vicini all’80%, per poter affrontare l’inverno con maggiore serenità. Con la crescita vorticosa del prezzo del gas diversi leader politici chiedono un tavolo per concertare dei provvedimenti d’urgenza assieme al governo uscente. Ma fonti di governo, interpellate dall’AGI, fanno sapere che, al momento, non è in lavorazione alcun provvedimento di urgenza contro il caro energia, nonostante l’Esecutivo sia al lavoro sul dossier, anche in vista dell’appuntamento europeo di metà mese, quando si incontreranno i ministri dell’Energia, convocati dalla presidenza di turno del’Unione. Non si sarebbe ancora parlato nemmeno di una possibile cassa integrazione scontata o gratuita per consentire alle imprese di fare fronte ai rincari del gas. L’inverno sta arrivando, è possibile che uno dei primi provvedimenti del nuovo governo sarà proprio la messa in atto del programma di risparmi energetici. 

 

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