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Rifugiato e aspirante terrorista, arrestato pakistano. Stava formando una cellula di «tagliagole»

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Angela Bruni
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Aveva ottenuto lo status di rifugiato nel 2015 il 25enne leader della costituente cellula Gabar, arrestato nell'ambito della maxi operazione antiterrorismo coordinata dalla Procura di Genova e della Dda, che ha individuato in Italia sei soggetti pakistani vicini agli autori di un attacco nei pressi dell'ex sede parigina della rivista satirica Charlie Hebdo, avvenuto il 25 settembre del 2020. Due arresti sono stati eseguiti a Genova, uno a Firenze, uno a Reggio Emilia, uno a Bari e uno a Treviso. In totale sono 14 le persone finite in manette o raggiunte in carcere da ordinanze di custodia in tutta Europa. Due mesi prima dell'attentato alcuni degli arrestati si erano fatti una foto sotto la Torre Eiffel proprio con l'attentatore Hassan Zaher Mahmood, 27enne pakistano, e l'avevano pubblicata sui social con la didascalia «abbiate un po' di pazienza ci vediamo sui campi di battaglia».

 

 

In particolare, T.Y., il 25enne, residente a Chiavari, era stato fermato in Francia per porto d'armi e aveva precedenti in Italia per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il suo ruolo è sintetizzato in un passaggio del provvedimento che dispone la misura di custodia cautelare in carcere e che descrive come l'indagato fornisse il proprio contributo partecipativo all'associazione terroristica «promuovendo, a partire dall'aprile 2021, la formazione di una cellula sedente ed operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, l'individuazione di un covo, l'acquisto di armi, offrendo ospitalità, mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice dell'organizzazione...». L'ipotesi associativa è comprovata non solo attraverso i continui contatti virtuali e "de visu" degli indagati, ma anche grazie alle conversazioni captate intercorse tra T.Y. e tale Peer ("maestro"), identificato in N.R., pachistano di 33 anni attualmente detenuto in Francia, anch'egli tra i destinatari delle misure estese in campo internazionale.

 

 

Nei dialoghi registrati, infatti, è emersa chiaramente la volontà di entrambi di creare una cellula italiana del Gruppo Gabar, reclutando sodali («ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono.., più saremo, meglio è..»), individuando un covo («fammi lavorare 2 mesi, e poi troviamo una nostra "Tana" e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia») e dichiarando la ferma intenzione di acquistare armi («tra 2 mesi comincio a comprare delle armi». T.Y., più volte, anche sui social, compreso Tik Tok, si era presentato con una tunica nera, al chiuso o per strada, inneggiando alla violenza, brandendo un machete e mimando il taglio della gola.

 

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