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Evasori spacciati, scatta la caccia sui social. L'arma segreta dell'Agenzia delle entrate si chiama pseudonimizzazione

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Luca De Lellis
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Nuovi modi per inseguire l’evasione fiscale stanno prendendo vita nel nostro Paese. L’efficiente utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale, l’investigazione e l’individuazione di informazioni utili sul web o sui social network e, non per ultimo, l’utilizzo dell’incredibile quantità di informazioni archiviate nelle banche dati (per cui serve ancora l’ok del Garante della privacy) sono misure che il governo sta per attuare nel tentativo di punire coloro che non adempiono al ruolo di contribuenti. Al fine di rispettare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla voce “riduzione del prelievo fiscale”, questa è la manovra attuata dal ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate per assicurare le entrate allo Stato.

 

Non tutte le strategie sono già in uso, alcune delle proposte hanno bisogno di altro tempo per essere definite completamente. Tuttavia, appare chiara l’intenzione del governo di sfruttare nel miglior modo possibile le innovazioni tecnologiche nella lotta agli evasori fiscali. Tanto che il testo della legge delega di riforma del fisco fa riferimento alla “piena utilizzazione dei dati che affluiscono al sistema informativo dell'anagrafe tributaria, potenziamento dell'analisi del rischio, ricorso alle tecnologie digitali e alle soluzioni di intelligenza artificiale, ferma restando la salvaguardia dei dati personali”. Sul tema della privacy sono tante le riserve che il governo deve affrontare, in particolare per il provvedimento che prevede la possibilità di incrociare le banche dati del fisco contenenti le informazioni sui conti correnti dei cittadini. Come si risolve questo pericolo? Secondo quanto riporta il Messaggero attraverso una nuova tecnica di trattamento dei dati che il governo dovrà attuare entro fine mese, chiamata della “pseudonimizzazione”. Questa permette di celare la reale identità del cittadino nella fase di effettuazione dei controlli, che sarà visibile solamente al momento dell’eventuale richiamo nei suoi confronti. Le comunicazioni consisteranno in accertamenti formali o “lettere di compliance”, con le quali si avvisa il contribuente della presunta anomalia invitandolo a mettersi in regola o, in alternativa, a fornire spiegazioni onde evitare l’inizio di una procedura formale.

 

I tempi per rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea stringono, e la spinta dell’esecutivo per l’approvazione del Garante della privacy (attesa per ben due anni) sembra ormai aver quasi raggiunto i suoi frutti. L’obiettivo è quello di colpire e affondare i cittadini che mostrano di mantenere un lifestyle molto alto rispetto a ciò che sostengono di possedere nella dichiarazione dei redditi. Nonché interrompere la moda delle cosiddette frodi carosello, cioè casi in cui non viene emessa fattura in cambio di uno sconto per il consumatore della prestazione. Mosse che da sempre costano all’Italia miliardi di euro di evasione.

 

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