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Le navi di grano sono bloccate, allarme dell'Onu: “Vladimir Putin affama il mondo. Catastrofe nella catastrofe”

Pietro De Leo
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«Una catastrofe nella catastrofe». Non è retorica, ma frutto di preoccupazione pura l’espressione evocata da David Beasley, direttore del Programma alimentare mondiale quando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha illustrato gli effetti dell’invasione russa in Ucraina sull’approvvigionamento alimentare mondiale. Sì, perché l’Ucraina è fornitore del 50% dei cereali che il World Food Programme acquista per nutrire 125 milioni di persone in tutto il mondo. Tutto questo, dunque, avrà ricadute pesantissime in molti Paesi. Qualche esempio? Beasley ha spiegato che nello Yemen solcato dalla guerra 8 milioni di persone hanno visto tagliata della metà la razione di cibo che veniva loro assegnata. Ma ad essere colpiti sono molti altri Stati, come l’Egitto, la Libia, il Libano, il Congo e il Burkina Faso. Con il rischio di ulteriori, gravissimi, rivolgimenti politici. Quanto sta accadendo, infatti, «sta colpendo i più poveri e sta piantando i semi per instabilità politica e disordini in tutto il mondo».

 

 

Affermazione, questa, che fa il paio con quanto denunciato dalla vicesegretario di Stato Americano Wendy Sherman: i russi avrebbero bombardato almeno tre navi mercantili. Ma non solo, «secondo quanto riferito, stanno impedendo a circa 94 navi che trasportano cibo per il mercato mondiale di raggiungere il mar Mediterraneo». E ancora: «la marina russa sta bloccando l’accesso ai porti ucraini, sostanzialmente tagliando le esportazioni di grano». La politica statunitense ha proseguito spiegando che «finché Putin continuerà la sua guerra, finché le forze russe continueranno a bombardare le città ucraine e a bloccare i convogli umanitari, fino a quando i civili sotto assedio non potranno raggiungere luoghi sicuri, questa crisi umanitaria non farà che intensificarsi. Questa guerra è stata iniziata da Vladimir Putin, che ha creato una crisi alimentare globale ed è l’unico che può fermarla». Dunque, gli approvvigionamenti della materia prima alimentare entrano pesantemente nel gioco geopolitico.

 

 

E sulle conseguenze torna ancora Beasley: «Se mettiamo fine alla guerra possiamo evitare la carestia, la destabilizzazione delle nazioni e le migrazioni di massa. Ma se non lo facciamo, il mondo pagherà un prezzo enorme e l’ultima cosa che vogliamo come Programma alimentare Mondiale è togliere il cibo ai bambini affamati per darlo ai bambini che muoiono di fame».

 

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