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Petrolio e cereali, calano i prezzi. Borse ottimiste per il profumo di pace Russia-Ucraina

Gianluca Zapponini
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Gli spiragli di pace frenano la speculazione sui prezzi di petrolio, grano e mais, che invertono la tendenza e scendono bruscamente su valori minimi del mese di guerra. Una prima, buona, notizia dopo settimane di prezzi impazziti, con effetti disastrosi sui bilanci di famiglie e imprese. Eppure, una prima seppur timida frenata c'è. Questo almeno emerge dall'analisi della Coldiretti sugli andamenti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole. Un andamento ribassista spinto dalle aspettative sul raggiungimento di un accordo di pace tra Russia ed Ucraina ed il superamento delle difficoltà nelle semine e nel commercio internazionale dei cereali. All'apertura delle piazze legate alle materie prime agricole, il contratto future più attivo sul grano, rileva la Coldiretti, è sceso a 9,76 dollari a bushel (27,2 chili) dopo essere era arrivato a superare in un mese di guerra i 13,6 dollari per bushel, mentre il mais è stato quotato 7,17 dollari dopo aver raggiunto i 7,8 dollari per bushel al top da 10 anni. Attenzione però, una rondine non fa primavera.

 

 

Se la guerra in Ucraina non finisse, tanto per essere chiari, le semine primaverili sarebbero dimezzate, attestandosi su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all'invasione della Russia. Le semine di mais, sempre secondo Coldiretti, potrebbero ridursi da 5,4 milioni di ettari a 3,3 milioni di ettari, mentre la raccolta del grano potrebbe essere possibile solo su 4 milioni di ettari dei 6,5 seminati in inverno, con un grave deficit sull'offerta mondiale. «Si tratta di un taglio significativo anche alla luce delle difficoltà del commercio internazionale di materie prime agricole in una situazione in cui molti Paesi stanno adottato misure protezionistiche con l'Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi di grano con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, per il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti e per il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate) per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili da parte dell'industria alimentare».

 

 

Tornando all'ottimismo su un accordo Russia-Ucraina, i progressi delle negoziazioni si sono fatti sentire anche sulle Borse. A Wall Street il Dow Jones ha iniziato le contrattazioni al rialzo dell'1%, l'S&P 500 a +0,9% e il Nasdaq segna +1,2%. «Sembra che i mercati siano molto più a loro agio con l'idea che il ciclo di rialzi dei tassi non farà deragliare la crescita economica e che i mercati azionari siano ancora il posto migliore dove investire», ha affermato Altaf Kassam, responsabile della strategia di investimento per l'Europa, Medio Oriente e Africa di State Street Global Advisors. Tornando alle Borse, a Milano l'indice principale Ftse Mib ha guadagnato il 2,41%, chiudendo a 25.307 punti, Francoforte ha segnato un rialzo del 2,8%, Parigi del 3,08%. Gli indici sul finale hanno leggermente ripiegato dai massimi di giornata in scia alle parole del segretario di Stato Usa Blinken che ha dichiarato di non vedere «segnali di reale serietà» da parte di Mosca.

 

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