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Come il morbillo e la varicella. Fabrizio Pregliasco gela tutti su Omicron 2: reinfezioni molto alte

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“La variante Omicron 2 è il 30% più contagiosa di Omicron”. Il virologo e direttore dell’IRCSS Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco viene intervistato da Rai Radio1 e, ospite di Un Giorno da Pecora, racconta quali sono i rischi della nuova variante del Covid che ha quasi soppiantato la prima versione del virus: “Omicron 2 si avvicina al morbillo e alla varicella ma chi ha la tripla dose è protetto dalle forme gravi. Purtroppo chi ha fatto il Covid con l’ondata Omicron di dicembre oggi può reinfettarsi, parliamo di una quota di un 10%. È l’ondata di un virus più tranquillo, diciamo che più che una quinta ondata è un rialzo della quarta. Omicron 2 ormai ha una prevalenza del 44%, seppure abbiamo ancora dati incompleti, sappiamo che è sicuramente contagiosissima e vede in tantissimi soggetti, soprattutto nei giovani, la possibilità di sfogarsi. Però i dati ci dicono che la malattia è meno grave complessivamente, anche se non del tutto”.

 

 

“Se togliamo mascherine al chiuso - dice Pregliasco - c’è possibilità di nuova ondata di contagi a giugno e luglio. Se bisogna revocare le indicazioni del primo maggio? Lasciamo lo step della loro eliminazione dal primo maggio ma comunichiamo che c’è la possibilità di tornare indietro se il numero dei ricoverati e delle terapie intensive si alza come in passato”.

 

 

Pregliasco ha parlato della situazione della pandemia in Italia anche ai microfoni dell’Adnkronos: “Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po’ meno ‘pesanti’ sia perché il virus è un terzo meno cattivo dal punto di vista della patogenicità, sia perché abbiamo una quota notevole di vaccinati e di guariti, quindi protetti, seppure non completamente, verso la variante Omicron. In questa fase cominciano a vedersi, anche con minore proporzionalità rispetto a prima, ricoveri e situazioni pesanti. In questa fase, dunque sono necessari progressività ed equilibrio, che hanno contraddistinto l’approccio italiano di mitigazione, cioè di riduzione della velocità in cui il virus si diffonde, grazie a interventi che hanno ridotto la quota di contatti, perché, ricordiamolo - conclude così il virologo dell’università Statale di Milano - ogni contatto è a rischio".

 

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